Lavoratori dell’Alto Milanese allo sciopero del settore Legno per «difendere il salario dall’inflazione»
I lavoratori del settore Legno della Lombardia hanno incrociato le braccia per chiedere il rinnovo del contratto, scaduto lo scorso dicembre. La protesta è arrivata ai cancelli del Salone del Mobile di Milano
«Difendiamo il salario dall’inflazione». Oltre 3mila i lavoratori del settore Legno oggi, venerdì 21 aprile, hanno incrociato le braccia per chiedere il rinnovo del contratto, scaduto lo scorso dicembre. La protesta, che ha visto più di un centinaio di professionisti dell’Alto Milanese, è arrivata fino ai cancelli del Salone del Mobile di Milano. In migliaia da tutta la Lombardia, e anche dal Piemonte, Valle D’Aosta e Toscana hanno sfilato in corteo attorno alla Fiera di Rho con interventi da parte dei delegati e le conclusioni a nome unitario per Feneal Filca e Fillea del segretario generale nazionale Vito Panzarella. L’agitazione è stata accompagnata da manifestazioni territoriali nei principali distretti produttivi del settore, ovvero in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche e Puglia. L’iniziativa è stata organizzata in occasione del salone nazionale del mobile, che si tiene a Milano dal 18 al 22 aprile in quanto è «ritenuto uno dei più importanti comparti del made in Italy, che dà lavoro in totale, incluso l’indotto, a circa 300.000 addetti appartenenti a 70.000 piccole e medie imprese» ha spiegato Agron Hysaj, segretario Fillea CGIL Ticino Olona.
Le motivazioni della protesta
Il negoziato è stato interrotto a causa delle enormi distanze in materia salariale «tra noi e la controparte e l’indisponibilità di quest’ultima a riconfermare il modello contrattuale consolidato dal 2016, il cosiddetto Ipca non depurato dai beni energetici, che consente di recuperare ogni anno in maniera più efficace il potere di acquisto per i lavoratori – spiega il sindacalista -. Il settore nel 2021 è cresciuto del 25,5% mentre il 2022 è cresciuto del 12,6%. Sono attive 68mila imprese – pari al 14,9% del totale manifatturiero e 298mila addetti – pari all’8% del totale, un fatturato alla produzione di 56,5 miliardi di euro. A fronte di questi numeri, è inaccettabile il trattamento riservato ai lavoratori da Federlegno». Il problema? «In pratica – prosegue il dirigente sindacale di Legnano -, non ci vogliono dare la rivalutazione per il 2022, già maturata con il 1° gennaio di quest’anno, proprio in un momento in cui l’inflazione è risalita in doppia cifra, che si traduce in una grave penalizzazione economica per i lavoratori. Nella precedente tornata contrattuale, nel febbraio 2020, non ci furono problemi, perché l’inflazione era molto bassa e la verifica era in pratica a zero. Oggi, che costa di più, la vogliono cancellare». Ed accettare la proposta ‘capestro’ della controparte? «Accettarla vorrebbe dire ottenere circa 70 euro d’incremento salariale contro i 130 euro che chiediamo noi con la nostra piattaforma unitaria – precisa il sindacalista -. Per non parlare di quello che avverrebbe in futuro, in termini di perdite di salario, se passasse la cancellazione del meccanismo di rivalutazione, peraltro introdotto in maniera bipartisan nel settore. Sappiamo che questo è anche l’orientamento di Confindustria e Assolombarda e che per noi non sarà facile respingere questo attacco».
Partecipazione alla manifestazione: Gruppo Saviola di Mortara 95%; Brivio Compensati di Robbio 80%; Boffi Cucine di Lentate sul Seveso 90%; Gruppo Lorandi di Brescia 70%; Icta di Pioltello 50%; Lemamobili 60%; B&B 90%; Gruppo Ferretti Riva di Sarnico 85%; Minelli di Zogno 80%; Technology di Foppapedretti di Bolgare 80% e Plebani Cucine di Romano di Lombardia 50%.
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