Nuovo PGT e documento di piano scaduto: è scontro frontale sull’urbanistica in commissione a Legnano
Maggioranza e opposizioni sempre più distanti sulle scelte legate alla pianificazione urbanistica per il futuro di Legnano
Volano gli stracci tra maggioranza e opposizioni sul nuovo piano di governo del territorio attualmente in cantiere per Legnano e, soprattutto, sulla scadenza del documento di piano del PGT che l’amministrazione Radice sta lavorando per mandare in soffitta, con l’urbanistica che si candida sempre più a partita centrale non solo per il futuro della città ma anche per il prosieguo di un mandato amministrativo che, fin qui, quanto a rapporti interni al consiglio comunale è stato tra i più tesi che si ricordino.
Terreno di scontro è stata, questa volta, la seduta di commissione convocata dai consiglieri di minoranza proprio per riportare sul tavolo la pianificazione urbanistica per la città del Carroccio. In quella sede l’assessore alla partita Lorena Fedeli ha rivendicato come «una precisa scelta politica» la decisione di «non rinnovare il documento di piano, ma di rifare il piano di governo del territorio nella sua totalità, perché soltanto cambiandolo, quindi dotando Legnano di uno strumento con logiche urbanistiche al passo dei tempi, si potranno sbloccare finalmente ambiti di trasformazione fermi da 15 anni e rigenerare il tessuto edificato». Chiarendo anche che «non c’è nessun documento “lasciato scadere”» e ponendo l’accento sulla «necessità di scrivere un nuovo PGT per attualizzare le logiche poste alla base del piano precedente che, nel suo impianto risalente al 2008, non considera le mutate condizioni economico-sociali e climatico-ambientali».
Argomentazioni alle quali ha dato manforte anche Angelo Armentano, capo-progetto del gruppo di progettazione che sta lavorando al nuovo PGT. Il tecnico ha infatti sottolineato che «i nuovi documenti di piano approvati successivamente alla legge sul consumo di suolo non sono contemplati nelle proroghe dal legislatore regionale» e che il «vero errore grossolano» riguarda l’impostazione del precedente strumento urbanistico. Senza mancare di puntare il dito contro «un quadro programmatico che non ha stimolato negli anni l’interessa dei soggetti attuatori».
Levata di scudi dalle opposizioni, che sul terreno dell’urbanistica sono sempre più su posizioni diametralmente opposte rispetto alla giunta. «L’approvazione di un nuovo documento di piano o la riproposizione del precedente entro il termine del 21 giugno non condizionava né poteva creare nessun ostacolo alle scelte urbanistiche da farsi – ha replicato Franco Brumana del Movimento dei Cittadini -, semplicemente evitava il blocco avvenuto. Il documento di piano avrebbe potuto essere riproposto anche tale e quale, tanto è modificabile in qualsiasi momento in base alla legge regionale: tutte le amministrazioni comunali fanno così, è stato un errore incredibile lasciare scadere quel termine e di privare Legnano del documento di piano».
Sulla stessa linea Francesco Toia della Lista Toia («Il documento di piano poteva essere rinnovato e modificato nel tempo, invece tutte le aree sono ferme e siamo in un buco nero: se ci fosse stata un’intenzione più concreta degli slogan, oggi saremmo ad un altro punto»), Gianluigi Grillo di Fratelli d’Italia («Quello a cui stiamo assistendo conferma quello che ho già detto negli anni scorsi: l’edilizia a Legnano è ferma e l’amministrazione non fa nulla per invogliare gli operatori a investire in città»), Daniela Laffusa della Lega («Avete condannato un’intera città all’immobilismo») e Federico Amadei del gruppo misto («Solo ora l’amministrazione rivendica come una scelta quella di far decadere il documento di piano, mentre fino ad ottobre non se ne parlava»), che ha anche parlato di «parole gravi» e «giudizio politico severo» con riferimento alle considerazioni sulla variante PGT approvata dall’amministrazione Centinaio nel 2017. Per il capogruppo di Forza Italia Letterio Munafò, invece, «se il documento di piano si poteva rinnovare facendo le modifiche nel corso delle interlocuzioni con gli operatori si è sbagliato a non farlo, ma se non si poteva è inutile discuterne».
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