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A Legnano rivive la storia di Marcella, vittima della Sacra Corona Unita

Marisa Fiorani ha raccontato alle scuole Tosi di Legnano la storia della figlia Marcella, uccisa della sacra corona unita a soli 26 anni: "La vostra arma è la cultura"

Marcella Fiorani

«Dovete essere orgogliosi perché questa è una scuola aperta, che accoglie. Fatene tesoro». A parlare è Marisa Fiorani, (nella foto al centro) intervenuta questa mattina alle scuole Tosi di Legnano con Libera per raccontare la storia della figlia Marcella, uccisa della sacra corona unita a soli 26 anni. Una testimonianza forte, toccante, introdotta dal giornalista di Veresenews, Orlando Mastrillo, portata da una madre che continua, giorno dopo giorno, a lottare per tenere viva la memoria di chi è stato vittima innocente della mafia.

«Le mie figlie dovevano essere donne di cultura. Marcella – racconta Marisa – aveva scelto l’Istituto Magistrale: voleva fare la maestra. Ma una sera, al secondo anno di studi, non tornò a casa: la ritrovai diversa. La droga era entrata nella mia casa in maniera prepotente. Marcella stette male e quando riuscì a tornare a scuola fu cacciata nella totale indifferenza delle Istituzioni: aveva trasgredito il regolamento. Mi spedirono in un Istituto privato, ma non me lo potevo permettere. Nessuno si curava dei ragazzi che si perdevano. Quanti giovani sono morti per la droga. Io chiesi aiuto alle Istituzioni, bussando ovunque, ma trovai solo porte chiuse».

Marcella Fiorani

Dopo quattro anni di solitudine Marcella confida alla madre di aspettare un figlio: «Avevo paura di fare crescere un bambino nell’inferno in cui vivevamo. Ma poi ho preso coraggio e ho deciso di aiutare Marcella a portare avanti la sua gravidanza. Quando il padre del bambino la lasciò sola, mia figlia ritornò però sulla strada della droga: questa volta fu inghiottita dall’eroina. Ne diventò schiava e diventò schiava di chi le riforniva la droga. Le fu portata via la bambina, affidata alla zia. Questo non riuscì a sopportarlo. Fu così che entrò nella questura di Lecce decisa a raccontare tutto, ma senza firmare, perchè se lo fossero venuti a sapere i delinquenti avrebbero voluto la sua pelle. La sua testimonianza fu registrata: Marcella parlò dei grossisti, dei fornitori, degli omicidi, facendo nomi e cognomi. Non si conosceva la mafia: fu Marcella a portare il nome della Sacra Corona Unita in quella questura. Dopo una settimana dalla deposizione della trascrizione della sua testimonianza mia figlia fu prelevata da casa, portata in un bosco e lì ammazzata a colpi di pietra: non doveva testimoniare».

Marcella fu uccisa ma la sua voce fu ascoltata nel primo maxi processo contro la Sacra Corona Unita: «Io non fui informata di nulla – spiega la madre – e solo dopo vent’anni, con l’archiviazione del caso e grazie all’incontro con Libera, trovai la verità che cercavo e il coraggio di portare questa storia tra i ragazzi: il mio regalo più grande non è portare un fiore a Marcella, ma portare la sua voce qui tra voi. Con quella verità anche lo Stato nel luglio del 2022 riconobbe, dopo 32 anni, Marcella come vittima innocente della mafia. Non ho avuta una verità giudiziaria – conclude Marisa -: mi accontento della verità storica: ho ridato onore e dignità a Marcella e alle persone che continuano ad amarla. A voi ragazzi chiedo di studiare. Ricordate: la mafia ha più paura della cultura che della giustizia». Presente all’incontro Libera Legnano che ha tenuto anche incontri nelle singole classi.

 

 

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 07 Marzo 2023
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