Casa di Comunità e Ospedale uniti dallo stesso problema: “Mancano medici e infermieri”
I bandi non bastano a tamponare la carenza di personale. Lo denunciano i sindacati e lo sanno i vertici dell'azienda ospedaliera, alle prese da un lato con la (lenta) partenza della Casa di Comunità e dall'altro con i nodi al pettine del nosocomio cittadino
Da una parte il lento percorso per costruire la Casa di Comunità in via Candiani a Legnano, dall’altra un Ospedale impegnato a fare i conti con una cronica carenza di personale acuita dall’emergenza sanitaria. «La mancanza di personale – ha precisato recentemente il direttore socio Sanitario Monolo – non deve fermarci. Ci vorrà tempo ma dobbiamo continuare a costruire la Casa di Comunità: nell’ottica di un potenziamento della medicina territoriale». Parole che sono state pronunciate nei giorni scorsi durante la presentazione del nuovo servizio vaccinale promosso dai Medici di Medicina Generale di Legnano.
Mancano nuove leve
Recentemente l’Asst ha pubblicato un bando di concorso per reclutare infermieri. Saranno, infatti, circa un centinaio i lavoratori che saranno introdotti nei reparti legnanesi. Ma non bastano, lo sa la direzione e lo sanno anche i sindacati che in questi mesi si sono mobilitati per cercare di dar voce ai dipendenti del comparto sfiancati da questi lunghi anni di pandemia. Nei prossimi mesi, infatti, l’azienda potrebbe avviare una nuova gara.
«Ma dobbiamo essere consapevoli di una cosa – spiegano i sindacati Nursid – i lavoratori che l’azienda sta assumendo non sono nuove figure o giovani appena formati. Di fatto noi stiamo assistendo ad una migrazione di lavoratori che passano da un’azienda all’altra. In questo momento molti stanno lasciando aziende vicine per venire qui. Ma non bastano per coprire i posti vacanti di chi ha lasciato l’Alto Milanese. È un cane che si morde la coda, perché il problema è a livello regionale e poi nazionale: mancano nuove leve tra le fila degli infermieri, dei medici e degli operatori sanitari». In questo contesto il rischio è quello di assistere all’entrata prepotente di cooperative private nell’ambito pubblico: «Un fenomeno che in alcune Asst è già una realtà – spiegano le parti sindacali -. Per fortuna nell’Asst Ovest Milanese quest’andamento non si sta presentando in maniera massiccia. L’unica realtà privata è stata quella ingaggiata per il pronto soccorso di Abbiategrasso. E ci auguriamo di non assistere ad un ulteriore arrivo».
Il ruolo della politica
La carenza di infermieri e di medici (in corsia e sul territorio) si riflette poi nell’attivazione di tutti i servizi definiti «territoriali», molti dei quali sono una rivisitazione di quelli attivi ai tempi dell’ex Asl e prima ancora della ex Mutua. Servizi importanti rientranti nella Casa di Comunità ossia le strutture socio-sanitarie, che fanno parte del Servizio Sanitario Regionale, previste dalla legge di potenziamento per la presa in carico di pazienti affetti da patologie croniche. Realtà che dovrebbero costituire un punto di riferimento continuativo per i cittadini, che possono accedere gratuitamente alle prestazioni sanitarie erogate, ma che attualmente tardano a prendere forma. Le strutture fisiche non mancano: a Legnano ci sono gli spazi dell’ex Ospedale che passo dopo passo vengono rinnovati. Ma com’è ormai evidente per tutti e com’è stato più volte segnalato dal segretario della Cgil Ticino Olona Mario Principe «Come si possono introdurre contenuti visto che manca personale?». Per Principe la politica in questo contesto ha un ruolo importante: «Sono state previste risorse per le infrastrutture mentre per il personale medico e paramedico non c’è nulla la riforma sanitaria Lombarda a firma Moratti, spinge ulteriormente ad andare verso il sistema sanitario privato perchè li le risorse ci sono. La politica deve tornare a dare priorità al sistema pubblico destinando le risorse necessarie per pagare adeguatamente il personale assumere ridurre le liste di attesa quindi la politica può fare tantissimo su questo fronte».
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