La guerra in Ucraina nel racconto di Masha: “La sirena suona ogni giorno dove vive la mia famiglia”
Un anno di guerra nelle parole di Masha, che ha lasciato il Paese da più di 20 anni e ora teme per la sua famiglia che vive in Ucraina
Provate ad immaginare di aver lasciato il vostro Paese da più di 20 anni e di vivere a migliaia di chilometri di distanza. Una mattina vi svegliate e su tutti i quotidiani, nazionali e internazionali, capeggia una sola parola: guerra. Quella guerra che da più di 70 anni sembrava una pagina dei libri di storia, almeno per l’Europa. Quella stessa guerra che ora improvvisamente è di nuovo alle porte, e sono proprio le porte del vostro Paese d’origine, lì dove vivono ancora i vostri figli e i vostri nipoti. È quello che è successo a Masha, che il 24 febbraio dello scorso anno ha sentito il cuore fermarsi davanti alla notizia che la Russia aveva invaso l’Ucraina.
Masha vive in Italia ormai dal 2000, fino a poco tempo fa ha lavorato come badante, e lo Stivale lo ha girato da Nord a Sud. Anzi, da Sud a Nord: dopo un paio di anni a Napoli quando è arrivata dall’Ucraina, infatti, si è spostata in Lombardia dove ha vissuto a Milano, Pavia, nel Varesotto e da maggio dello scorso anno a Legnano, dove si è trasferita per sottoporsi a cure mediche una manciata di settimane prima dello scoppio della guerra. «Speravamo che la guerra non sarebbe iniziata davvero – ci racconta Masha -: erano già state ipotizzate altre date per l’invasione, ma poi non era successo nulla. I primi giorni ho avuto tantissima paura, quello che ho provato la prima volta che sono suonate le sirene antiaeree dove vive la mia famiglia è indescrivibile. Mio figlio è stato richiamato alle armi e mio genero è già in guerra: la preoccupazione è costante, ogni volta che leggo di un allarme».
Masha a gennaio è tornata in Ucraina in pullman per fare visita alla sua famiglia e ha trovato un Paese in ginocchio. «La situazione è bruttissima – prosegue -: la mia famiglia vive a cento chilometri dal confine con la Romania e l’allarme antiaereo suona ogni giorno, anche oggi ci sono state tre ore di allarme come per l’intera notte di Capodanno. Dover uscire e rimanere per ore al freddo è terribile, soprattutto anziani e bambini sono molto stressati. Per quasi tutto il mese di gennaio è mancata la luce: il mio nipotino, quando scendeva il buio, aveva paura anche di andare in bagno. La gente ha fame: i negozi sono pieni ma la gente non ha soldi».
Sua figlia e suo nipote dall’inizio della guerra le hanno fatto visito qualche volta e torneranno a trovarla anche il mese prossimo. E tra una pausa di “normalità” e l’altra, a Masha, alla sua famiglia e al resto del mondo non resta che sperare che pace non rimanga solo una della tante parole scritte nel vocabolario.
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