In aula il secondo atto di “Piazza Pulita”, l’inchiesta che ha travolto la giunta Fratus a Legnano
Dopo le condanne "eccellenti" del 2020 al via il secondo processo nato da "Piazza Pulita", l'inchiesta che quattro anni fa ha travolto Palazzo Malinverni
Al via il secondo processo nato dall’inchiesta “Piazza Pulita”, che a maggio 2019 ha decapitato la giunta a trazione leghista dell’allora sindaco di Legnano Gianbattista Fratus e nella primavera 2020 ha portato alle condanne “eccellenti” dell’ex primo cittadino, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini
La scorsa estate, infatti, dopo un vero e proprio percorso ad ostacoli di rinvii, a valle della celebrazione dell’udienza preliminare, per i fatti che ormai quasi quattro anni fa hanno travolto Palazzo Malinverni erano stati rinviati a giudizio altri sette imputati. Paolo Pagani, ex direttore generale di Amga, Enrico Barbarese, ex dirigente per lo sviluppo organizzativo del comune, Enrico Peruzzi, suo predecessore, Mirko Di Matteo, ex direttore di Euro.PA, e Catry Ostinelli, ex presidente di Amga, sono chiamati a rispondere dell’accusa di aver collaborato a vario titolo con Fratus, Cozzi e Lazzarini alla manipolazione del conferimento di un incarico di consulenza in Euro.PA, della selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo di Palazzo Malinverni e della nomina del direttore generale di AMGA.
A Luciano Guidi, invece, viene contestato un accordo stretto con Fratus in occasione del turno di ballottaggio delle elezioni amministrative del 2017, quando proprio come il segretario provinciale della Lega era in corsa per la poltrona da primo cittadino: accordo in virtù del quale avrebbe barattato i propri voti con una nomina in una municipalizzata per la figlia. Per Flavio Arensi, infine, l’addebito riguarda il bando attraverso il quale è diventato curatore artistico del comune di Legnano, che secondo gli inquirenti sarebbe stato cucito su misura proprio per il critico d’arte.
In aula le difese dei sette imputati si sono appellate alla nullità del decreto che dispone il giudizio e, in subordine all’inutilizzabilità delle intercettazioni per «violazione del diritto di difesa»: i legali che assistono i sette imputati, infatti, hanno contestato il mancato deposito dei supporti che contengono le intercettazioni. Non così secondo il sostituto procuratore Nadia Calcaterra che ha coordinato l’inchiesta, che ha posto l’accento sulla distinzione tra i file audio relativi alle intercettazioni, presenti nei server della Procura e accessibili da parte dei difensori, e il supporto materiale sul quale vengono riversati, sottolineando anche che per quasi quattro anni, fino ad un mese prima dell’udienza, «nessuno aveva chiesto accesso all’ascolto di quelle intrcettazioni».
La difesa di Flavio Arensi, inoltre, ha puntato il dito anche contro la costituzione di parte civile di Palazzo Malinverni, deliberata dall’allora commissario straordinario Cristiana Cirelli a pochi giorni dalle elezioni che hanno restituito a Legnano un sindaco, quando secondo l’avvocato avrebbe dovuto limitarsi all’ordinaria amministrazione se non per provvedimenti di natura improrogabile e urgente. Tutte questioni sulle quali sarà chiamato a pronunciarsi il Tribunale nella prossima udienza, in calendario per il 28 marzo.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.