Morosità degli inquilini delle case popolari, Brumana torna all’attacco
Il consigliere comunale del Movimento dei Cittadini torna a bacchettare l'amministrazione e il sindaco Lorenzo Radice sulla vicenda
Morosotà degli inquilini delle case popolari di Legnano, il consigliere comunale del Movimento dei Cittadini, Franco Brumana torna a bacchettare l’amministrazione comunale e il sindaco Lorenzo Radice.
Sul tema si sono susseguite una prima interrogazione presentata dallo stesso Brumana, la ricognizione sui numeri del fenomeno che abbiamo pubblicato QUI e la risposta pubblica del sindaco Radice che assicurava attenzione sul tema da parte della sua amministrazione comunale.
Non basta però al consigliere di Movimento dei Cittadini Brumana che torna sulla vicenda con una lunga nota che pubblichiamo si seguito:
«Nella mozione del 10 gennaio 2023 ho evidenziato che la morosità degli inquilini delle case comunali supera i 2,2 milioni di euro ed ho chiesto un confronto in commissione consigliare sulla strategia per rimediare a una situazione intollerabile. Mi aspettavo che il Sindaco manifestasse la consapevolezza della gravità di questi dati, dell’inefficienza della gestione delle case comunali e della necessità di adottare provvedimenti straordinari. Invece il Sindaco e l’assessore ai servizi sociali sono intervenuti con pubbliche dichiarazioni sorprendenti. Il Sindaco ha detto che bisogna “leggere le dimensioni reali del fenomeno” e l’assessore ha dichiarato “sono dati cui prestiamo attenzione, ma che non devono creare allarmismo”. Hanno evitato di considerare il debito complessivo per suddividerlo in varie categorie e pervenire alla conclusione che gli attuali inquilini morosi sono 186 per un debito totale di 1.148.000,00 euro, non considerando gli inquilini che non risiedono più nelle case comunali perché defunti o trasferiti e 38 “casi sociali”. Il mancato incasso però è comunque pari ad oltre 2,2 milioni di euro e la suddivisione serve solo a diminuire l’impatto mediatico del dato complessivo.
La situazione è molto peggiorata da quanto il Comune nel 2016 ha incaricato Euro.PA, una società partecipata, di gestire gli incassi dei contratti di locazione, pagando per la sola gestione amministrativa euro 78.900,00 euro oltre all’IVA. Euro.PA nonostante la crescita degli insoluti e l’obbligo di provvedere a spese del Comune al recupero dei crediti, ha stipulato con uno studio legale di Roma un contratto per affidare il recupero dei crediti solamente dopo oltre 4 anni.
La morosità degli inquilini è diventata diffusa proprio perché il Comune ed Euro.PA sostanzialmente se ne sono disinteressati e si è aggravata enormemente, passando da meno di 500 mila euro nel 2015 agli attuali 2,2 milioni di euro.
La morosità per i “casi sociali” ammontava nel 2015 a 124 mila euro, mentre ora è di 594 mila euro.
A fine del 2019 la morosità era di 1 milioni e 320 mila euro ed i “casi sociali” riguardavano una morosità di 234 mila euro, come aveva riferito un assessore in un Consiglio Comunale di fine del 2020 rispondendo ad una mia interrogazione.
Avevo esplicitamente richiesto che non venisse rinnovato il contratto con Euro.PA o in sostituzione che contenesse clausole che prevedessero adeguate penali a carico di questa società per l’inadempimento all’obbligo di agire contro i morosi.
L’attuale giunta non lo ha fatto ed ha rinnovato il contratto. Il servizio comunale di gestione del patrimonio si è limitato a chiedere ogni tanto ad Euro.PA di agire e ai servizi sociali dello stesso Comune di provvedere al pagamento dei canoni e delle spese per i casi sociali o meglio allo stanziamento di fondi per coprire a bilancio questa passività, come sarebbe doveroso per una corretta e trasparente contabilità pubblica e perché in tal modo si attuerebbero e si aggiornerebbero i dovuti controlli.
Ora il Sindaco ha dichiarato che il problema esiste e che la sua amministrazione fin dall’insediamento, avrebbe preso in mano il problema.
In realtà ha rinnovato il contratto ad Euro.PA ed ha lasciato che la morosità si accrescesse sempre di più.
La mancanza dei canoni e del rimborso delle spese accessorie, (quali quelle del riscaldamento ed altre) incide pesantemente sul bilancio corrente, facendo mancare fondi impiegabili anche a fini sociali».
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