Legnano ricorda gli operai deportati della Tosi: “L’ora dell’indifferenza è finita”
Legnano, alla presenza dell'onorevole Rosy Bindi, è tornata a ricordare gli operai che il 5 gennaio 1944 furono deportati al lager di Mauthausen e nei sottocampi
Sono passati 79 anni da quando le SS del generale Otto Zimmerman sono entrate alla Franco Tosi con camionette e mitragliatrici. E mercoledì 18 gennaio, ancora una volta, tra le mura della storica fabbrica di Piazza Monumento sono stati scanditi a più riprese i nomi di Pericle Cima, Alberto Giuliani, Carlo Grassi, Francesco Orsini, Angelo Sant’Ambrogio, Ernesto Venegoni e Antonio Vitali e Paolo Cattaneo, gli operai che a seguito dei fatti di quel 5 gennaio di 79 anni fa furono deportati al lager di Mauthausen e nei sottocampi. Persero tutti la vita ad eccezione di Paolo Cattaneo, che si suicidò un paio d’anni dopo la fine della guerra.
Nomi scanditi dai colleghi di oggi, dai rappresentanti delle istituzioni e dai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado di Legnano Bonvesin de la Riva, Franco Tosi e Dante Alighieri, che tra lettere e scritti hanno ricordato a tutti i presenti che «la cosa pubblica è nostra, dobbiamo lottare per le ingiustizie e prepararci per un futuro migliore».
Quest’anno l’intervento principale della cerimonia di commemorazione è stato affidato all’onorevole Rosy Bindi. «L’ora dell’indifferenza sta finendo perché la guerra è tornata nei confini dell’ Europa – sono state le parole dell’ex ministro -. La tragedia dell’Ucraina non può non ricordarci che nella Costituzione c’è un articolo fondamentale: “l’Italia ripudia la guerra” . Il modo per risolvere questo conflitto non è solo quello di inviare armi sempre più sofisticate ma è quello di promuovere un cessate al fuoco, un armistizio e di ricercare una pace giusta». La parlamentare si è soffermata anche sull’esigenza di restituire centralità alle politiche del lavoro: «É grazie a chi si è schierato se oggi siamo una delle più grandi democrazie del mondo – ha sottolineato Bindi -. Per onorare i lavoratori e non dare per scontati i risultati raggiunti invito i giovani a rileggere la nostra Carta Costituzionale. Il lavoro oggi è davvero il fondamento della nostra vita democratica? Come non interrogarci? Come non domandarci se il percorso in questi anni ha davvero rispettato e continua a rispettare i diritti? Le battaglie fatte allora non valgono per sempre: vanno rinnovate».
Guerra, lavoro e diritti, peraltro, sono stati l’asse portante dell’intera cerimonia. «Dobbiamo essere sentinelle della nostra democrazia e della Costituzione – ha ribadito Grazia Corsetti, delegata RSU FIOM Cgil della Franco Tosi, che ha anche espresso soddisfazione per la rinascita «come una fenice» dell’azienda legnanese, ora in fase di espansione con nuovi contratti di lavoro -. A voi giovani dico: “Siate le nostre staffette del futuro, siate vigili e non delegate nella difesa dei diritti. I nostri partigiani non sapevano volare ma usarono tutti i loro mezzi per non essere indifferenti”».
«Dobbiamo ricordare la storia perché le nostre comunità costruiscano barriere contro le guerre e le ingiustizie in corso», ha aggiunto il sindaco di Legnano Lorenzo Radice, paragonando l’impegno degli operai della Franco Tosi, indicandoli come esempio, a quello degli studenti iraniani che lottano contro il regime. Il primo cittadino ha anche ringraziato le Forze dell’Ordine per la lotta alla mafia e denunciato «l’ipocrisia di un Paese e di una politica paurosa e impaurita che dopo 20 anni di dibattito ancora non è riuscita a dare risposta al diritto di giovani come voi – ha detto rivolgendosi agli studenti presenti – di essere riconosciuti italiani ed europei non perché “figli di”, ma perché crescono e studiano in Italia, mangiano italiano, parlano italiano, respirano e sognano italianamente tutti i giorni. Io credo che anche oggi quei ragazzi e quegli uomini della Tosi – ha concluso – farebbero sentire la loro voce contro queste ingiustizie e per costruire un futuro diverso».
Alla commemorazione hanno fatto seguito la deposizione di una corona alla lapide che ricorda in fabbrica la deportazione del 5 gennaio 1944 e la collocazione di una ottava pietra d’inciampo all’ingresso di piazza Monumento dedicata a Carlo Ciapparelli. Nato nell’aprile 1902 a Legnano, operaio alla Franco Tosi, Ciapparelli venne arrestato a Legnano nel marzo 1944 dalle milizie fasciste, quindi deportato a Mauthausen l’8 aprile 1944. Trasferito a Gusen (Mauthausen), è deceduto il 26 maggio del 1945 al campo di concentramento per la fame e il lavoro sfibrante patiti nei lager. Le precedenti pietre d’inciampo, nel 2022, erano state dedicate a Pericle Cima, Angelo Santambrogio, Alberto Giuliani, Ernesto Venegoni, Carlo Grassi, Francesco Orsini e Antonio Vitali.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.