“1522 Non sei sola”, studenti di Legnano uniti contro la violenza sulle donne
L'evento “1522 Non sei sola”, organizzato dall'Amministrazione e promosso della Rete antiviolenza ha visto la partecipazione non solo del Liceo Galilei, ma anche dell'Istituto Dell'Acqua, Bernocchi e IAL
Capire il proprio sentire, accettare un “no”, rispettare il prossimo ed amare anche i limiti. Perchè, come ha spiegato il sindaco Lorenzo Radice , desiderare «è giusto, possedere non lo è». Con questo messaggio si è aperto l’evento “1522 Non sei sola”, organizzato dall’Amministrazione e promosso della Rete antiviolenza Ticino Olona. Iniziativa tenutasi oggi, sabato 25 novembre, nell’aula magna del Liceo Galiei di Legnano.
Sul palco dell’istituto di viale Gorizia sono saliti anche alcuni liceali per “Il velo del silenzio”, performance sul tema della condizione femminile in Iran. Realizzata anche una esposizione delle opere realizzate dagli studenti del liceo artistico Dell’Acqua di Legnano. A conferma della coralità del mondo scolastico si è tenuto poi un piccolo rinfresco realizzato dagli studenti dello IAL. Una costruttiva unione tra gli istituti (Galilei, il Dell’Acqua, il Bernocchi e Ial) evidenziata, durante il suo intervento, dalla stessa dirigente scolastica del Liceo, Fiorella Casciato: «Con la Rete antiviolenza sono stati idealmente riuniti gli istituti legnanesi». Tutti insieme, dunque, per debellare ogni tipo di violenza, il cui seme s’inesta già in età scolastica. Per questo Casciato ha poi affermato: «Ricordiamoci sempre: è nella scuola che si costruiscono le coscienze».
In un aula magna gremita di studenti si sono susseguiti interventi sul tema con momenti recitati a cura della Compagnia dei Gelosi. A presenziare, con il primo cittadino, anche l’assessore alle Pari opportunità Ilaria Maffei. In questo contesto la Rete Antiviolenza Ticino Olona, con tutte le rappresentanti di Filo Rosa, Telefono donna e della casa di accoglienza, hanno spiegato le diverse facce degli abusi e sopprusi messe in atto dai carnefici. Sono state illustrate le procedure di attivazione del percorso di aiuto e i servizi operativi. Ed è stata, inoltre, raccontata l’esperienza di una donna: una giovanissima vittima chiamata con il nome di fantasia “Sara”. Frammenti di storie che hanno colpito i presenti e fatto riflettere. Perchè le vittime sono donne, ragazze e anche figlie: non c’è età e neppure una logica, ma solo il linguaggio ottuso e buio della violenza. Ed allora appare evidente che quando una donna viene picchiata, strangolata, accoltellata, acidificata, bruciata lo Stato, l’intera collettività diventa colpevole. Per questo va cambiata la cultura, educando tra i banchi di scuola.
(Galleria fotografica di Antonio Emanuele)
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