Centro Antiviolenza Legnano, le richieste di aiuto sono tornate al pre pandemia
Durante il lockdown il centro ha registrato un calo di richieste. Da gennaio ad ottobre di quest'anno sono già state prese in carico 105 donne, un numero destinato ad aumentare
Sposate da anni oppure semplicemente conviventi. Spesso con reddito basso e magari con figli piccoli. Sono le donne rimaste intrappolate in un incubo fatto di violenza fisica e psicologica. Giovanissime vittime di 20anni, ma anche di 40 e 60 anni. Donne soggiogate da un amore “malato” che trovano la forza di liberarsi dal loro maltrattante chiedendo aiuto a realtà come il Centro Antiviolenza di Legnano seguito da Filo Rosa Auser. Servizio rientrante nella Rete Antiviolenza Ticino Olona, di cui Legnano è Comune Capofila, che dopo la pandemia sta tornando a registrare più di un centinaio di contatti.
Un quadro della situazione, purtroppo quasi immutato negli anni, illustrato, mercoledì 16 novembre, in occasione della presentazione del calendario degli eventi organizzati a Legnano per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Come ha evidenziato Loredana Serraglia, presidente Filo Rosa Auser il fenomeno non è cambiato: sta emergendo sempre più con «tutti i suoi agghiaccianti aspetti. E più il tempo passa e più ci sono vittime che si ribellano portando alla luce storie di terrore e infelicità».
Da gennaio ad ottobre 2022, 146 donne hanno bussato alla porta del Centro Filo Rosa Auser di Legnano e Castano Primo. Per 71 di queste, c’è stata accoglienza e presa in carico, presso il CAV di Legnano, mentre in 25 casi la presa in carico è stata effettuata dallo sportello antenna di Castano Primo. Affianco a questi numeri ci sono quelli dell’attività di “Telefono donna” di Magenta e Abbiategrasso, nello stesso periodo sono state sentite 101 donne di queste 94 sono state prese in carico. Le donne messe in protezione sono state 5, una di queste è risultata residente a Legnano. In generale il 63% delle vittime che hanno chiesto aiuto alla Rete sono italiane. Il 17% ha tra i 18 e 30 anni il 42% è tra i 41 e i 60 anni. Il 40% di loro è coniugata, ma ci sono anche nubili e divorziate. Come sempre risultano due i nodi difficili da sciogliere per le vittime: «Il lavoro – afferma Serraglia -, perchè se c’è è sottopagato… da poco reddito. Questo provoca incertezza. A questo spesso si aggiunge la paura di perdere i propri figli». Il maltrattamento subito è per il 54% psicologico, a questo si aggiunge quello fisico (41%), economico (11%) e sessuale (7%).
Durante il lockdown il centro ha registrato un calo di richieste, tendenza associata all’impossibilità di uscire e quindi di trovare modi per contattare lo sportello. Ad oggi, però, i numeri sono tornati al periodo pre-Covid: «Nel 2019 abbiamo contato 105 prese in carico – spiega Serraglia -, nel 2020 l’anno dell’emergenza sanitaria solo 83 casi. Poi nel 2021 siamo tornati a quota 100 ed ora che siamo nella normalità abbiamo già preso in carico 105 casi, entro la fine dell’anno saranno molti di più». Ogni giorno il centro registra in medie tre richieste di aiuto. «Per noi ogni giorno è il 25 novembre – afferma Serraglia -. Perchè purtroppo la violenza sulle donne è un fatto quotidiano. Il lavoro da noi svolto è in coro con gli enti del territorio: l’obiettivo finale è solo quello di sostenere queste donne nel loro percorso».
Dunque la violenza sulle donne resta, tristemente, un argomento d’attualità. Per questo secondo l’assessora alla Comunità inclusiva Ilaria Maffei è «necessario mantenere alta l’attenzione su un fenomeno che, prima di diventare materia di cronaca nera, affonda le sue radici in una cultura maschilista e patriarcale che si traduce in rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi».
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