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65enne derubata e ferita in centro a Legnano trova comunque un “angelo”, Luciana

Una vicenda che ha scosso una nostra lettrice, testimone diretta dell'accaduto all'esterno di un bar del centro città

Croce Bianca Legnano

«Scrivo per raccontare una vicenda che mi ha molto scossa e che mi ha coinvolto personalmente. Ieri sera mi trovavo con amici in un bar con dehor esterno in centro a Legnano, quando è entrata una eccentrica signora: anziana, magrissima ed in evidente difficoltà».

Inizia così il racconto di una lettrice, rimasta scossa dalla storia che ha vissuto in prima persona. La signora in questione, di 65 anni, età confermata oggi da AREU, l’agenzia regionale che gestisce i soccorsi sul territorio, «ha chiesto di essere riaccompagnata a casa, raccontando una storia poco coerente, secondo cui era andata a fare la spesa alle 19.30, era stata derubata. Era caduta facendosi male all’anca e sotto la pioggia era finalmente approdata al bar ormai a mezzanotte. Dopo lo sconcerto iniziale – prosegue la testimonianza – ci siamo resi conto che effettivamente era senza una scarpa, aveva un gomito escoriato ed era infreddolita ed esausta, così la titolare del bar ha chiamato le forze dell’ordine. L’intervento è stato celere: sul posto una pattuglia e l’ambulanza. La signora è stata visitata, ma ha fermamente rifiutato il ricovero adducendo di dover accudire il vero o immaginario padre novantenne solo in casa, terminale e sotto morfina».

A questo punto, con il rifiuto dell’assistenza offerta da autorità di polizia e sanitarie, la donna è rimasta sola: «Alcuni di quei ragazzini che popolano il centro e che troppo facilmente classifichiamo come “teppisti” e che sono oggetto di questi “interventi” hanno cercato a loro modo di confortarla e di ascoltare la sua storia – così ancora il racconto della nostra lettrice – . L’infanzia in Libia fino all’espulsione degli italiani, la vita a Milazzo, il trasferimento a Legnano, le sue malattie e la guarigione. Il bar ha chiuso, la titolare ed io la abbiamo fatta salire in una normalissima macchina, con tante “parti rigide” tranne il cuore, e l’abbiamo portata davanti al cancello di casa, restando a guardarla fino a che non l’abbiamo vista entrare.

«La nostra eccentrica passeggera ha detto che nella sua vita l’ha sempre aiutata la fede nel Signore, che le ha sempre mandato delle persone buone ad aiutarla nei momenti peggiori. Questa volta “l’angelo” si chiamava Luciana– la conclusa della storia – . Mi auguro che possa trovare in futuro tante altre “Luciane”, ma in Comune, ai servizi sociali, tra forze dell’ordine, nelle istituzioni e soprattutto nello “Stato” che dovrebbe avere a cuore i suoi cittadini più fragili più dei teaser, della burocrazia e delle divise».

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Pubblicato il 10 Settembre 2022
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