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La Martinella della Famiglia Legnanese: “Se vuoi la pace prepara la pace”

l'editoriale del direttore Fabrizio Rovesti sui temi della guerra ripresi nella copertina dal dipinto di Henri Rousseau

legnano generica

E’ in distribuzione l’ultimo numero della rivista La Martinella, organo ufficiale della Famiglia Legnanese. Qui sotto l’editoriale del direttore Fabrizio Rovesti e il link per accedere alla versione digitale
La Martinella Maggio 2022

Soltanto qualche incubo ha turbato il nostro sonno dal secondo dopoguerra ad oggi. Si dice che in questo ci ha aiutato l’Unione Europea inglobando diverse nazioni che si sono combattute nei due grandi conflitti.
Settantasette anni trascorsi senza avere potenti nemici alla porta di casa. Eppure tante guerre ci sono state e molte sono in corso in aree geografiche anche più vicine dell’Ucraina.
Organizzazioni internazionali impegnate nell’elaborazione di statistiche su conflitti e tragedie umanitarie
(come Acled – Armed conflict location & event data project) forniscono dati impensabili sul numero di guerre nel mondo che provocano morte e fame a milioni di persone: al 20 marzo 2022 se ne contano ben 59! Si va dal conflitto Israele-Palestina a quello del Kashmir tra India e Pakistan, dalla crisi libica a quella dello Yemen, e così via. E la stessa aggressione sovietica all’Ucraina sappiamo non essere una novità: già nel 2014 ci andò di mezzo la Crimea.
Tuttavia, nessuno di questi conflitti li abbiamo sentiti o li sentiamo così vicini a noi come quello ucraino.
Fatto in buona parte dovuto alle notizie dei mezzi di comunicazione, tra cui in particolare le reti televisive, che ci bombardano quotidianamente di messaggi e immagini tragici. Volti che chiedono pietà, specchio della nostra gente: bambini, anziani, donne, uomini armati che potrebbero essere i nostri figli; case sventrate che potrebbero essere le nostre. Da qui lo slancio di generosità per accogliere i rifugiati, gesti di vicinanza visti raramente in altri momenti forse altrettanto compassionevoli, che comunque stanno a indicare l’elevato potenziale di solidarietà umana degli italiani.
Una breve digressione ci porta nella galleria delle foto agghiaccianti (automobilisti inseguiti dai carrarmati russi e schiacciati nelle loro auto, ciclisti inermi presi come bersagli umani, ecc.). e ci rammenta il libro “La banalità del male” della politologa e filosofa tedesca Hannah Arendt, che indagando l’origine dei totalitarismi riflette a quali livelli di superficialità e meschinità può giungere l’essere umano anche in presenza di eventi tragici come, al tempo del secondo conflitto mondiale, lo sterminio degli ebrei.
Il conflitto ucraino oltre a scuotere l’animo tocca anche le nostre tasche: facendo aumentare maggiormente i prezzi delle materie prime energetiche (con la minaccia inoltre che vengano chiusi i loro rubinetti), quindi alimentando l’inflazione e, per altro verso, paventando carestie in alcuni paesi del mondo, segnatamente del Nordafrica, che importano cereali dall’Ucraina, nazione tra i maggiori granai d’Europa.
Un’invasione quella russa che ha motivazioni geopolitiche. Una guerra che riguarda anche noi pur essendo distanti in linea d’aria oltre 1.600 km e in percorso stradale oltre 2.500 km. Ora si discute quale deve essere l’apporto dell’Italia che si è schierata decisamente con l’Ucraina. Tutti sono d’accordo nel volere la pace, ma il problema è come raggiungerla. Può servire fornire altre armi: i romani dicevano “Si vis pacem, para bellum”, ovvero se vuoi la pace prepara la guerra (ma qui c’è già). Per contro, non pochi, oggi preferiscono dire “Se vuoi la pace prepara la pace”. I pro e i contro dei due punti di vista sono infiniti.
È certa una cosa: la pace è uno dei beni più preziosi dell’umanità e pertanto va perseguita con tutti i mezzi
possibili.
Fabrizio Rovesti

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Pubblicato il 17 Maggio 2022
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