Torna in aula “Piazza Pulita”, le intercettazioni del “caso Legnano” nel mirino delle difese
Sulle eccezioni formulate dai legali degli imputati del "caso Legnano" sull'inammissibilità delle intercettazioni il GUP si esprimerà il prossimo 23 giugno
Torna in aula il secondo filone processuale nato dall’inchiesta “Piazza Pulita”, che a maggio 2019 ha decapitato la giunta guidata dall’allora sindaco di Legnano Gianbattista Fratus: martedì 12 aprile in Tribunale a Busto Arsizio è proseguita l’udienza preliminare che potrebbe portare alla sbarra altri sette imputati dopo le condanne “eccellenti” dell’ex primo cittadino, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini.
L’udienza si era aperta a luglio, dopo quattro rinvii che avevano portato ad uno slittamento di oltre un anno, ed era andata incontro ad un nuovo rinvio a dicembre per il legittimo impedimento di uno degli imputati. Per sapere se per il “caso Legnano” si andrà nuovamente a dibattimento, però, bisognerà aspettare la prossima udienza, quando si tornerà in aula per valutare eventuali richieste di patteggiamento – al momento non formulate – da parte dei sette ex dirigenti comunali o delle partecipate cittadine e politici legnanesi coinvolti: durante l’udienza odierna, infatti, le difese degli imputati hanno sollevato alcune eccezioni rispetto all’ammissibilità delle intercettazioni respinte al mittente dal pubblico ministero Nadia Calcaterra che ha coordinato le indagini, sulle quali il giudice per l’udienza preliminare si esprimerà il prossimo 23 giugno.
Torna in aula “Piazza Pulita”, udienza preliminare per altri sette imputati per il “caso Legnano”
Paolo Pagani, ex direttore generale di Amga, Enrico Barbarese, ex dirigente per lo sviluppo organizzativo del comune, Enrico Peruzzi, suo predecessore, Mirko Di Matteo, ex direttore di Euro.PA, e Catry Ostinelli, ex presidente di Amga, sono chiamati a rispondere dell’accusa di aver collaborato a vario titolo con Fratus, Cozzi e Lazzarini alla manipolazione del conferimento di un incarico di consulenza in Euro.PA, della selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo di Palazzo Malinverni e della nomina del direttore generale di AMGA. A Luciano Guidi, invece, viene contestato un accordo stretto con Fratus in occasione del turno di ballottaggio delle elezioni amministrative del 2017, quando proprio come il segretario provinciale della Lega era in corsa per la poltrona da primo cittadino: accordo in virtù del quale avrebbe barattato i propri voti con una nomina in una municipalizzata per la figlia. Per Flavio Arensi, infine, l’addebito riguarda il bando attraverso il quale è diventato curatore artistico del comune di Legnano, che secondo gli inquirenti sarebbe stato cucito su misura proprio per il critico d’arte.
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