«Ci hanno distrutto tutto, la mia famiglia non ha più la casa: siamo disperati». Tatiana Blahuc lavora da due anni come operatrice sanitaria alla Fondazione Sant’Erasmo di Legnano insieme a tanti altri connazionali ucraini. Ha sposato un italiano e vive a Legnano con la figlia, mentre tutto il resto della sua famiglia è a Kiev, sotto i bombardamenti. (La galleria fotografica è composta da immagini che riprendono l’abitazione bombardata di Tatiana e la comunità di vicini, rifugiati in nascondigli di fortuna)

«Mio figlio – racconta – ha 25 anni, gli manca un mese per laurearsi in medicina: è stato arruolato come medico ma gli hanno messo in mano il fucile e non il bisturi. E’ costretto a combattere anche se qualche intervento sul campo lo ha fatto. La gente muore vicino a lui. Anche mio padre si è arruolato: ha 71 anni ed è solo, non riusciamo a parlargli. Whatsapp è bloccato, così come facebook. Li stanno isolando dal mondo, dai loro famigliari, da tutto».

A Kiev c’è anche la mamma di Tatiana, attualmente malata con una brutta polmonite: «E’ rifugiata nella mentropolitana  – riferisce con la voce strozzata dal dolore – la sua casa non c’è più: è stata distrutta dalle bombe. Eppure non vuole partire, i miei genitori non vogliono lasciare la loro terra. Io vorrei partire e andare da loro ma non posso lasciare qui mia figlia: la situazione è drammatica, viviamo nel terrore e nell’angoscia».

Tatiana sta inviando aiuti umanitari in Ucraina attraverso agenzie organizzate con pullman. Oggi, la notizia che “attualmente assunta a termine con scadenza al prossimo mese di maggio, il Cda della Fondazione Sant’Erasmo, a margine della seduta di approvazione del nuovo statuto, ha autorizzato per lei una stabilizzazione anticipata con un contratto a tempo indeterminato”.