Commissione Urbanistica “al vetriolo” a Legnano, le opposizioni minacciano la sfiducia all’assessore
Dura contrapposizione tra le opposizioni e l'assessore Lorena Fedeli in commissione, con le minoranze che hanno minacciato la mozione di sfiducia
La ex Manifattura, l’area di via Firenze dove una volta c’era la ex Andrea Pensotti, i quattro comparti all’asta della storica Franco Tosi, il terreno di Legnano Patrimonio che fino al 2013 “ospitava” una delle due piattaforme ecologiche della città. Alcune delle partite urbanistiche più “calde” per Legnano martedì 15 febbraio sono finite sul tavolo della commissione Città Futura, che proprio ieri ha eletto il suo nuovo presidente: Luca Benetti, capogruppo del Partito Democratico, che ha preso il posto del dimissionario Umberto Taormina.
A scaldare gli animi, però, non è stato solamente il futuro di aree destinate nei prossimi anni a ridisegnare il volto della Città del Carroccio – che ha visto a più riprese una dura contrapposizione tra maggioranza e minoranza, arrivate a ventilare l’ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore all’urbanistica -, ma anche la tempistica di convocazione della commissione. Per la seduta, infatti, nelle scorse settimane avevano spinto soprattutto le minoranze, che ieri sera hanno tacciato la maggioranza di aver temporeggiato più del dovuto.
«Non riesco a capire come mai la riunione di commissione urgente da noi richiesta sia stata convocata con notevole ritardo rispetto a quanto stabilisce il regolamento – ha sottolineato il consigliere Letterio Munafò di Forza Italia -: per le commissioni urgenti i tempi di convocazione sono gli stessi previsti per un consiglio comunale urgente. Se anche si fosse trattato di una normale riunione di commissione, i tempi di convocazione sono di dieci giorni mentre la commissione è stata convocata dopo 13 giorni da quando è stata protocollata la documentazione per la convocazione urgente».
«I ritardi da quanto ho appreso erano quasi imposti dall’assessore Fedeli e dal presidente del consiglio Silvestri – ha aggiunto il consigliere Francesco Toia -. La cosa brutta, oltre al mancato rispetto del regolamento, è essere entrati nel merito di un’urgenza che non rientra tra le prerogative dell’assessore né del presidente. Non è un bel modo di lavorare, mi spiace che l’assessore Fedeli si presti a questi giochetti che di democratico non hanno assolutamente nulla».
Strascichi polemici che sono comunque riecheggiati per l’intera seduta, nonostante le spiegazioni del vicepresidente Simone Bosetti .«La convocazione non può essere formalmente fatta dai consiglieri ma deve essere effettuata dal presidente – ha ribadito il consigliere di Insieme per Legnano -. L’urgenza della commissione, seppur richiesta, come per le interrogazioni e le sedute del consiglio comunale, è determinata dal presidente di commissione e non dai richiedenti: ferma restando la disponibilità umana, non ho ritenuto di dare l’urgenza alla commissione».
EX MANIFATTURA
Futuro ancora in stand by per la ex Manifattura, venduta all’asta a fine luglio dello scorso anno dopo sette tentativi andati a vuoto. La nuova proprietà, infatti, sta aspettando che scadano i termini entro i quali la Soprintendenza, trattandosi di bene vincolato, potrebbe richiedere l’acquisto dell’area alla stessa cifra offerta in sede d’asta per poi confrontarsi con Palazzo Malinverni.
Proprio discutendo del futuro dell’area tra 41mila metri quadri tra via Lega, via Banfi, via Palestro e via Alberto da Giussano sono arrivate le critiche più dure dalle opposizioni. A partire dal consigliere Franco Brumana, che ha messo in dubbio – seguito da Letterio Munafò e Gianluigi Grillo – la fase di stallo nella definizione del futuro dell’ex complesso industriale sottolineando che qualora davvero non ci fossero stati contatti «sarebbe grave che da luglio ad oggi l’amministrazione non abbia pensato alla Manifattura e non abbia cercato contatti». Francesco Toia, invece, ha sottolineato che «i vincoli hanno fatto scappare gli operatori» e che la nuova proprietà non considera l’amministrazione «un interlocutore primario e questo fa sì che per tutti i progetti siano loro a dettare le regole e il comune rimanga nell’ombra».
I piani dell’amministrazione per l’area, comunque non sono cambiati. «La Manifattura è importante per la città, è scritto a caratteri cubitali nel nostro programma politico – ha ribadito l’assessore Fedeli, tornata anche sull’importanza della definizione dei vincoli ai fini dello sblocco della situazione dell’area -: si è parlato di biblioteca diffusa e di mercato coperto e di questo continuiamo a parlare».
EX ANDREA PENSOTTI
Ancora tutto da disegnare anche il destino dell’area di via Firenze dove era situata l’area ex Andrea Pensotti, venduta, o meglio svenduta, all’asta ormai quasi due anni fa. Il piano attuativo nato dalla convenzione sottoscritta nel 2008, per effetto di due proroghe triennali intervenute per legge è tuttora vigente e richiede all’operatore una serie di utilità pubbliche tra cui due rotonde lungo viale Sabotino – una delle quali però già realizzata da Palazzo Malinverni – e la riconnessione del viale con via San Bernardino riallineando la strada. Solo una minima parte di quanto previsto dal piano attuativo, è stata però effettivamente realizzata: dei sette edifici con parco urbano, strada centrale e insediamento commerciale lungo il Sabotino che avrebbero dovuto dare forma al “Central Park Legnano”, infatti, vuoi anche per i cambiamenti che hanno segnato il mercato immobiliare, solamente uno ha visto la luce.
«Ad oggi la partita è ferma – ha spiegato Lorenza Fedeli in commissione -: ci sono state delle interlocuzioni per una proposta planivolumetrica di tipo diverso che però non è mai stata formalmente presentata. L’idea era quella di trasformare le residenze verticali in una residenza di carattere molto più intensivo e basso, sacrificando la parte di utilità pubblica in otto diverse aree verdi, e questa impostazione non ha trovato il favore dell’amministrazione».
Anche per questo “capitolo” non sono mancate le stoccate delle opposizioni, con Brumana che ha definito il piano attuativo «un vero e proprio mostro urbanistico» e ha sottolineato la necessità di «ragionare insieme al proprietario per costruire qualcosa in funzione delle esigenze di un quartiere che ha le caratteristiche della periferia».
EX FRANCO TOSI
Dopo le palazzine di uffici da anni note in città come le palazzine “Trifone” dal nome della precedente proprietà e l’area da oltre 24mila metri quadri tra via San Bernardino e via Alberto da Giussano, altri quattro comparti della storica Franco Tosi il mese scorso sono finiti – per l’ennesima volta – all’asta. Si parla in tutto di 130mila metri quadri, più di un terzo dei 350mila totali sui quali si estendeva una delle realtà industriali “simbolo” della città: l’area dell’ex Mensa tra via Cairoli e via Micca, il comparto Sud Ovest in via Petrarca, la cosiddetta Area Nord residua di via San Bernardino – divisa in tre lotti – e il comparto Ovest di via XX Settembre.
E in attesa di scoprire se ci saranno offerte e quindi un’eventuale svolta per un’area che giocoforza si intreccerà a doppio filo anche con i piani dell’amministrazione per il nuovo PGT, Lorenzo Radice e i suoi hanno deciso di non sbilanciarsi più del necessario per non turbare l’asta in corso. Scelta, è quasi inutile sottolinearlo, ancora una volta condannata dalle opposizioni, che hanno sottolineato la necessità di non aspettare l’esito della procedura per iniziare a mettere in cantiere idee e progetti.
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