Associazione Jasmine: “Mai chiesto un cimitero a Legnano solo per musulmani”
Le donne dell’Associazione Jasmine ringraziano l’amministrazione comunale per aver accolto la loro richiesta di un’area del Cimitero Parco di Legnano e puntualizzano una situazione causa di inutile polemica
Soddisfatte, ma non del tutto. Le donne dell’Associazione Jasmine ringraziano l’amministrazione comunale per aver accolto la loro richiesta di un’area del Cimitero Parco di Legnano, da destinare alla sepoltura di persone di fede islamica, ma…
“Sapere che la richiesta che abbiamo presentato si stia concretizzando in un progetto
dell’Amministrazione comunale ci rende orgogliose di abitare in questo Paese” commentano dalla associazione per poi proseguire così: ” fin dall’inizio il nostro appello è stato spinto esclusivamente da una forte motivazione civile e umana, prima ancora che religiosa. Circa un anno fa perdevamo una nostra giovane amica e mamma: Fanida. L’Associazione Jasmine è stata vicina alla famiglia, sostenendola nel momento più difficile. Quando abbiamo saputo che Fanida non poteva essere tumulata in città, perché non esisteva uno spazio – e, ribadiamo, uno spazio –
riservato a chi professa una religione diversa da quella cristiana, ci siamo rivolte al sindaco
Lorenzo Radice”.
“Oggi, però, a sbandierare questo legittimo riconoscimento civico come una vittoria personale o come una conquista “religiosa”, sono in molti – prosegue Associazione Jasmine -. Ognuno vuole la sua parte di riconoscenza. Peccato che in questa esultanza, qualcuno, per denigrarci o per autoincensarsi, stia già cavalcando l’onda della realizzazione di un cimitero separato, “Only Muslim”. Cosa che né abbiamo mai chiesto, né mai desidereremmo chiedere. Noi pensiamo che la cosa più importate sia che Fanida abbia una sepoltura adeguata alla nostra cultura, ma all’interno del cimitero cristiano della stessa città dove i suoi bambini, Amjad e Amir, stanno crescendo, tra l’affetto e il rispetto di tutti i cittadini legnanesi”.
“Noi che siamo a favore dell’integrazione multiculturale, siamo le prime a non desiderare nessun tipo di separazione, nemmeno nella morte, da coloro con cui condividiamo la vita di ogni giorno. Il rispetto reciproco non chiede la costruzione di muri ma l’apertura di porte. Soprattutto mentali. Solo questo ci può rendere orgogliosi di fare parte di un unico genere, che è quello umano”, la conclusione dell’associazione.
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