Mirco Jurinovich, presidente della associazione Sessantamilavitedasalvare, da sempre si batte per la diffusione del defibrillatore salvavita in caso di arresti cardiaci. Sul nostro territorio, in virtù appunto della sua azione e dei volontari che lo affiancano, il territorio si è munito di diversi punti in cui sono collocati i DAE. Oggi, alla notizia, del decesso di una signora, all’esterno della chiesa di San Giovanni a Legnano, la sua reazione è colma di dispiacere, ma anche di rabbia. Infatti, dalla parte opposta del luogo in cui la signora ha manifestato il malore, si trova una postazione con il defibrillatore.

«In merito al decesso della 74enne, avvenuto la notte scorsa all’esterno della chiesa di S. Giovanni, vorrei lanciare un appello – così ci scrive Mirco – . Perché nessuna delle persone presenti ha pensato di utilizzare il defibrillatore presente all’ingresso? L’operatore del 118 non ha dato indicazioni sulla presenza dell’apparecchio? Sorge spontanea un’ amara riflessione sull’opportunità di continuare a diffondere la presenza degli apparecchi sul territorio a fronte di questa continua mancanza di cultura sulla loro utilità, una carenza determinata anche dalla mancata emanazione, da parte del Ministero della Salute, dei decreti attuativi della legge 116/2021».

«La foto (presente nella copertina del servizio, ndr) l’ho appena scattata – conclude Jurinovich – e testimonia che il defibrillatore è rimasto dentro alla teca: non potremo mai sapere se l’utilizzo dell’apparecchio avrebbe fatto la differenza, ma sarebbe grave se l’operatore del 118 non avesse dato indicazioni sulla sua presenza e sul suo utilizzo».