Causa contro la vecchia gestione di Amga, via libera alla transazione da 2,2 milioni di euro
L’assemblea dei soci di Amga ha dato mandato ai suoi legali di procedere con l’accordo di transazione per la causa, intentata inizialmente per 23 milioni di euro
Battute finali per una vicenda che da sei anni a questa parte fa da refrain al dibattito politico dell’Alto Milanese in generale e di Legnano in particolare: la causa civile da 23 milioni di euro nata dall’azione di responsabilità avviata contro gli ex amministratori di Amga. L’assemblea dei soci della multiservizi, al cui tavolo siedono 12 comuni del territorio, ha infatti dato mandato ai suoi legali di procedere con l’accordo di transazione, che chiuderà il capitolo portando alla società un risarcimento da circa 2,2 milioni di euro. Cifra, quest’ultima, che include anche i 487.138 euro di condanna comminati all’ex direttore di Amga Paolo Pagani in un procedimento parallelo ma innescato da episodi di malagestione che in parte coincidono con quelli relativi all’azione di responsabilità e che chiuderà definitivamente anche questo filone giudiziario, con l’ex dirigente che ha dato disponibilità a rinunciare al ricorso in Cassazione.
La vicenda risale al 2015, quando i comuni soci di Amga, allora guidata dal presidente Nicola Giuliano, decisero di rivolgersi alla giustizia per chiedere all’ex consiglio di amministrazione retto da Chiara Lazzarini un risarcimento “monstre” per un falso in bilancio finito anche tra le aule del Tribunale di Busto Arsizio. In sede penale erano inizialmente arrivati dieci decreti penali di condanna emessi dal GIP su richiesta del sostituto procuratore titolare del fascicolo Nadia Calcaterra, ai quali le figure della vecchia gestione chiamate in causa si erano opposte. A scrivere la parola fine era poi stata la prescrizione prima ancora che si aprisse il dibattimento vero e proprio. Nel frattempo però la causa civile ha continuato a fare il suo corso, con un leit motiv che è risuonato più volte in città anche ai tempi della crisi di giunta e degli arresti “eccellenti” a Palazzo Malinverni di due anni fa: l’ipotesi di una transazione, che era sembrata la più accreditata ai tempi della giunta di Gianbattista Fratus ed era stata poi caldeggiata anche dalla successiva gestione commissariale.
La decisione, nell’aria da tempo e sollecitata nel 2019 dal giudice stesso, nasce da pareri legali acquisiti in questi anni, che hanno messo nero su bianco tutte le incertezze che si profilavano con la prosecuzione dell’iter giudiziario, a partire dall’esito incerto della causa fino ad arrivare alla tempistica – che non riguardava solo il primo grado di giudizio, ovvero quello in corso, ma anche i successivi -, passando per i costi che la causa civile avrebbe accollato alle casse della partecipata. Senza dimenticare che, anche qualora il giudice avesse condannato la vecchia gestione al risarcimento dei danni, all’incasso effettivo della somma non ci si sarebbe probabilmente mai arrivati vista la distanza tra la cifra richiesta e i patrimoni degli ex amministratori e la concreta possibilità che le assicurazioni decidessero di non attivare la copertura viste le eccezioni già sollevate in giudizio.
«Accettare la proposta transattiva è una scelta che i soci, in maniera pressoché unanime, hanno assunto per il bene dell’azienda stessa – spiega Lorenzo Radice, sindaco del comune di Legnano che di Amga è azionista di maggioranza -. Adesso è arrivato il momento di mettere la parola fine su una vicenda che si trascina da anni e che, se prolungassimo ancora, rischierebbe di non portarci a nulla. Tengo a sottolineare che ci troviamo in questa situazione perché, in passato, Amga è stata utilizzata dalla politica. Questo tempo è finito: Amga non è un giocattolo, ma un’azienda pubblica che deve rendere servizi di primaria importanza alla collettività. Questa è la sua unica mission e da questo punto fermo ripartiamo chiudendo una volta per tutte un capitolo poco onorevole della sua storia».
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