Dal Polesine a Legnano, 300 gli alluvionati accolti in città nel 1951
Testimonianze e ricordi di una accoglienza nel Legnanese di tante famiglie vittime del Po che travolse case e campagne
Nel novembre 1951 l’alluvione che devastò il Polesine ebbe nel Legnanese un prologo con l’esondazione dell’Olona. Soprattutto l’area attorno al Castello e i campi tra San Vittore Olona e Canegrate vennero sommersi dalle acque. Era l’11 novembre, come ci ha raccontato Iginio Monti attraverso anche alcune immagini che riproponiamo qui sotto. Soltanto tre giorni dopo, la tragedia nel Polesine.
Legnano, ma non solo, accolse almeno 300 profughi che avevano perso tutto a causa del Po che sommerse le case e la campagna. Tante le vittime, compresi gli animali.
«Mio padre era un pollivendolo – racconta Guglietta Zagato, allora 13enne e attuale moglie di Luigi Botta presidente onorario dell’ANPI Legnano -. Perse tutte le galline e il lavoro. Io, insieme alle mie due sorelle, dal nostro paese, Bosaro in provincia di Rovigo, siamo state portate in una scuola a Padova. Poi accolte da una famiglia. Mi è rimasto un ricordo negativo. Non mi piaceva. Soltanto in un secondo momento, riuniti alla famiglia, siamo venuti a Legnano. Andammo a vivere in una abitazione in via Ronchi».
Con l’ironia che lo contraddistingue sempre, Luigi Botta coglie, nel racconto della moglie, un momento di tristezza e lancia la sua battuta: «Se ha superato una alluvione e un matrimonio con il sottoscritto, Giulietta è proprio una gran donna!».
Il servizio che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi con l’esondazione dell’Olona l’11 novembre 1951 ha invece suggerito al nostro lettore Giuseppe Meli di farci partecipe di una sua testimonianza: «Riguardo all’accoglienza di profughi vittime dell’alluvione in Polesine, posso assicurare che diversi nuclei famigliari erano ospitati nella palestra delle Scuole elementari Carducci di Legnano, che iniziai a frequentare nel 1955, tanto che la ginnastica gli insegnanti erano costretti a farcela fare in classe».
«Nella stessa epoca – prosegue Meli -, ricordo che parecchie altre famiglie provenienti dal Veneto si erano distribuite nelle campagne intorno alla Cascina Mazzafame, in maggior parte muratori, i quali la domenica con l’aiuto dei famigliari avevano iniziato a costruirsi la casa. Col tempo nella zona si diffusero imprese edili condotte da queste persone, che ancora oggi sono portate avanti dai discendenti».
Ma fu soprattutto l’animo generoso dell’ing. Carlo Jucker a destare allora una generale ammirazione, perchè come viene ricordato nel blog di Daniele Berti “nell’occasione della sciagura (alluvione) del Polesine, l’ing. Carlo Jucker si presentò sulla Piazza san Magno, accompagnato dalla sua gentile Signora, a pretendere per sè il diritto ed il dovere di ospitare a proprie spese quei 300 sinistrati che le Autorità avevano convogliato a Legnano. La naturalezza del gesto stupì i presenti per la semplicità quasi umile colla quale aveva formulato la richiesta…“
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