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Palio di Legnano

Mons. Cairati: “Con il Palio di Legnano inizia un nuovo anno sociale, che sia un anno di grazia per tutti”

Per il maltempo, la messa sul Carroccio si è spostata all'interno della Basilica. Dopo il rito, la investitura religiosa dei capitani e la benedizione dei fantini. Un comunicato della parrocchia

Il tanto atteso giorno del Palio è arrivato. Insieme, purtroppo, anche il maltempo. Così la celebrazione della messa dal sagrato della Basilica si è spostata all’interno, togliendo l’aspetto formale al rito paliesco, ma lasciando intatto quello religioso.

Con la messa, l’investitura religiosa dei capitani e la benedizione dei fantini. All’esterno, poi, il tradizionale volo dei colombi. Di seguito l’omelia di mons. Angelo Cairati, prevosto e decano di Legnano, con l’appello, perchè “con il Palio inizia un nuovo anno sociale, che sia un anno di grazia per tutti”.

III domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
Viviamo in un tempo molto particolare, di grandi tensioni a causa della rottura di alcuni equilibri, peraltro fragili da sempre. L’io soggettivo è diventato pervasivo, pervade tutto, il bene comune condiviso si è rarefatto, eppure v’è ancora molto di buono nel cuore dell’uomo, v’è ancora molta umanità nelle persone. Essa va stanata, incoraggiata nel suo manifestarsi, e canalizzata affinché si tramuti in buone pratiche di amicizia sociale. Per fare questo occorre che le diversità, vengano percepite come ricchezza, la complessità venga dipanata insieme rendendo semplici e accessibili tanti rapporti, tanti aspetti burocratici della vita che ci assillano e la fiducia, non il sospetto, ritorni ad abitare le nostre relazioni.
La prima lettura tratta dal profeta Isaia e la seconda lettura di Paolo ai Romani ricordano l’impegno di Dio stesso su questo fronte: il dono dello Spirito che Cristo ci ha fatto, dall’alto della croce, non mentre eravamo fedeli discepoli, ma lontani e peccatori.
Potenti le immagini di Isaia: il deserto diventerà un giardino. Dio infatti ci ha creato in un giardino, “Pardes” (luogo lussureggiante) o “gan eden” (giardino ad oriente). Sarà Caino, dice la Bibbia il primo costruttore di Città, dove la Città qui non è vista come grembo domestico, bensì come agglomerato anonimo e disumanizzante. Di seguito, quasi a cascata, Isaia snocciola tutte le caratteristiche per rendere abitabile la Città, nell’attesa che nel futuro giardino, il paradiso, trovino compimento:
– Praticare la giustizia. L’antico adagio latino la definiva così “dare a ciascuno il suo”, con il filosofo Aristotele e il suo grande interprete cristiano, San Tommaso d’Aquino, usiamo il termine equità.
– La giustizia ha come esito la pace sociale, questo sia in famiglia, sia nel lavoro, sia nelle realtà in cui viviamo, dunque la stessa Città. Questo richiede onestà intellettuale, freno alla abnorme richiesta di diritti individuali e soggettivi, talvolta legittimi, ma oggi spesso sganciati dai doveri verso la comunità di appartenenza.
– La giustizia e la pace, intese come realtà dinamiche che vanno costruite giorno per giorno, secondo Isaia, producono sicurezza del vivere. Spesso noi intendiamo la repressione quale strumento per il mantenimento dell’ordine pubblico, e tal volta, in casi estremi occorre, ma prima dobbiamo interrogarci con onestà, se noi siamo testimoni virtuosi presso le nuove generazioni e se siamo all’altezza dell’accoglienza che meritano.
Bellissimo l’accenno finale, per certi versi utopico degli animali in libertà, simbolo di una fiducia collettiva ricostruita.
Il Vangelo, nel colloquio notturno, tra Nicodemo membro del Sinedrio e Gesù, ci ricorda che se l’armonia cosmica che la Bibbia chiama Shalom, è dono dello Spirito di Dio, non può mancare il contributo della libertà di ognuno di noi. Gesù esprime questo con una frase che va compresa: “bisogna rinascere dall’alto”. A questa espressione fa seguito la domanda di Nicodemo: come fa un vecchio a farlo? Il vecchio qui è immagine dell’uomo che ormai ha visto di tutto nella sua vita, dunque più che dall’ottimismo è preso dal cinismo. Interessante notare che il colloquio si svolge di notte, nel nascondimento. Una persona come Nicodemo che ha assunto impegni pubblici pare non volere manifestarsi alla luce del sole come un estimatore di Gesù. Un conto è stimare Gesù, apprezzare il suo messaggio, altro è compromettersi davanti agli altri. Carissimi tocca a noi scegliere tra la pace del cuore e l’effimera gloria degli uomini, tra il combattere quotidianamente senza un senso ultimo o arrendersi ad un amore infinito che ci incoraggia, che ci stima anche quando siamo inquieti, anche quando fatichiamo ad abitare bene con noi stessi. La fede in Gesù non toglie le asperità della vita, solo le rende più sopportabili e le colora di speranza. Accogliamo dunque l’invito del Signore a rinascere dall’alto a lasciar correre nelle ampie praterie della mente, nei meandri del cuore e nelle opere di ogni giorno, quello Spirito di vita, di giustizia, di pace, di sicurezza, di speranza che è in noi dal Battesimo. Con il Palio inizia un nuovo anno sociale, che sia un anno di grazia per tutti.
Mons. Angelo Cairati, prevosto e decano di Legnano

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Pubblicato il 19 Settembre 2021
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