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“Afghanistan, ne è valsa la pena”, il giudizio di Paolo Alli, legnanese, già presidente dell’assemblea Nato

Il politico legnanese, che ha svolto la sua missione internazionale anche a Kabul, risponde a Piero Chierotti, padre del caporal maggiore Tiziano, caduto in un agguato nel 2012, con una lunga lettera pubblicata sul sito formiche.net

rodolfo sganga militare afghanistan

“Tiziano aveva ragione. Afghanistan, ne è valsa la pena”, così Paolo Alli, politico legnanese, già presidente dell’assemblea Nato, in una lunga lettera pubblicata dal sito Formiche.net risponde a Piero Chierotti, padre del caporal maggiore Tiziano, caduto in un agguato nel 2012, uno dei nostri 53 eroi, come li ha definiti il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Alli elenca tutta una serie di ragioni per le quali nella missione in Afghanistan non si siano fatti soltanto errori. Il politico, ricordiamo, ha svolto il suo compito internazionale anche a Kabul, quando, nel novembre 2013,  insieme a una decina di colleghi della Assemblea parlamentare della Nato, ha incontrato il vicepresidente del parlamento afgano.

Nella parte conclusiva dell’intervento, Alli documenta la sua esperienza nella modalità della domanda/risposta. La riproponiamo, convinti che si tratti di un documento utile per capire meglio l’intera vicenda così attuale, così tragica.

Era proprio necessaria una guerra in Afghanistan?

Sì, era una guerra che andava combattuta. Ha portato alla sconfitta del terrorismo tradizionale, fino alla nascita dell’Isis nel 2014. Il processo di ricostruzione ha consentito di creare le condizioni per una reale crescita del Paese: nuove infrastrutture, enorme incremento della educazione e della scolarizzazione, rispetto dei diritti fondamentali e del ruolo delle donne, moderni sistemi di comunicazione.

Sono stati fatti errori?

Certo, e molto gravi, che sono sulle pagine di tutti i giornali, dunque non sto a ripeterli. Ma l’errore degli errori sta nell’ennesimo fallimento della politica estera Usa, che da George W. Bush a Obama, a Trump e ora a Biden purtroppo ne ha azzeccate assai poche. Le conseguenze dell’abbandono da parte della coalizione internazionale erano scritte, forse solo i tempi sono stati molto più rapidi di quanto si potesse ragionevolmente prevedere.

Cosa succederà ora con i Talebani nuovamente al potere?

I Talebani si stanno dimostrando moderni nelle forme, a parole aperti al dialogo, ma nella sostanza sono sempre gli stessi, come ha lucidamente affermato uno dei migliori e più profondi conoscitori dell’Afghanistan, il generale Giorgio Battisti. Sono una sorta di Daesh 2.0, certamente con loro il Paese tornerà indietro di anni e le drammatiche fughe di questi giorni ne sono già una testimonianza. È assai probabile che la temuta “pulizia” nei confronti dei filo-occidentali si realizzi.
La speranza è che il terrore talebano non sconfigga le giovani generazioni e che nasca dall’interno della società afgana un movimento di resistenza, anche se serviranno generazioni per abbattere il terrore e le rivalità tribali tra le diverse etnie, il vero humus che consente il fiorire dell’integralismo islamico.
Credo però che i Talebani non avranno vita facile, perché non è difficile prevedere un Paese sempre più isolato nel contesto internazionale, ma su questo mi riprometto un approfondimento successivo.

Che fare ora?

L’intera comunità internazionale, a partire dalle grandi organizzazioni multilaterali, Onu e Ue in testa, deve porre condizioni durissime sia al nuovo regime afgano, sia a chi lo intende sostenere, Pakistan in testa. Il ruolo della Nato potrà essere decisivo nel suggerire alla politica le soluzioni più adeguate, soprattutto per la profonda conoscenza che l’Alleanza Atlantica ha maturato in vent’anni di presenza nel Paese e per la preparazione e la serietà dei propri analisti.

Non so se il signor Chierotti leggerà questo mio scritto, io sono convinto che sia stato gettato il seme giusto e, come dice un Altro, “se il seme non muore non dà frutto”.
Sono sicuro che il seme che Tiziano ha messo nell’arido terreno afgano, darà molto frutto. Come disse il vicepresidente del parlamento nell’ormai lontano 2013: “le giovani generazioni non lasceranno morire i nuovi valori”.
Signor Chierotti, nonostante tutti gli innegabili e gravissimi errori fatti, credo che ne sia valsa la pena. Tiziano aveva ragione.
Paolo Alli

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Pubblicato il 21 Agosto 2021
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