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La storia delle vacanze nel numero estivo della rivista “La Martinella” della Famiglia Legnanese

Fabrizio Rovesti direttore della rivista, nel numero di luglio, celebra l'inizio delle meritate ferie

legnano generica

La storia delle vacanze, mai tanto sospirate come quest’anno, dalle terme dei romani ai soggiorni del Settecento, dai primi bagni in Toscana nell’Ottocento alla colonia elioterapia del Bosco dei Ronchi a Legnano. La ripercorre con una lettura facile ma dettagliata Fabrizio Rovesti direttore della rivista della Famiglia Legnanese “La Martinella” nel numero di luglio, proprio per celebrare l’inizio delle meritate ferie estive, le vacanze della ripresa.
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Non si ricordano vacanze più sospirate. Sedici mesi con i sorrisi nascosti, gli abbracci proibiti, una voglia matta di sentire che si sta uscendo da questo purgatorio e dietro l’angolo le vacanze. Che non vogliono dire necessariamente portarsi verso il mare, le montagne o altri luoghi diversi da quelli in cui si abita. Se ci affidiamo all’origine latina della parola, vacanza rimanda a “essere vuoto, libero”. E proprio “libero” è l’aggettivo più detto e sentito nei servizi televisivi di questi giorni, soprattutto dai giovani che si godono il sole delle spiagge o il drink nei luoghi della movida.
Ritornando al termine vacanza, prima dell’Otto/Novecento segnala la condizione di ciò che è vacante, ovvero mancante di una guida: la vacanza della sede pontificia indica il tempo nel quale non è ancora eletto il Papa. Ma poi, con le mutate condizioni socio-economiche dei popoli appartenenti alle nazioni industrialmente più progredite, s’inizia ad usare il termine per indicare il periodo in cui si chiude l’anno scolastico e si sospende l’attività lavorativa con l’introduzione delle ferie pagate. È l’inizio del turismo di massa, che comporta
sempre uno spostamento dalla propria abitazione. Quest’anno si parla di vacanza per oltre metà degli italiani. Molto più alta è la percentuale dei legnanesi che non hanno la fortuna di avere il mare sotto casa o la montagna alle spalle, ma che capitalizzano i benefici di un passato fatto di sacrifici e di lavoro delle generazioni precedenti.
Già i romani si godevano le loro vacanze, ma erano soltanto i più ricchi che potevano fuggire dalla popolosa Urbe imperiale per soggiornare nelle ville suburbane spesso situate in luoghi ameni dove si praticava l’otium, cioè il tempo libero dalle occupazioni della vita politica e dagli affari pubblici (cioè dai negotia) impegnandolo nelle
cure della casa, del podere, oppure negli studi. I plebei, tuttalpiù, potevano rigenerarsi nei settori separati, a prezzi popolari, delle monumentali e sfarzose terme dedicate ai più abbienti. Si devono attendere ben oltre dieci secoli affinché, tra Sette e Ottocento, ritornino di moda le stazioni termali per soggiorni di salutisti in ambienti di vita mondana e naturalista. Ma i viaggi di piacere più lunghi si diffondono nel Settecento tra i giovani dell’élite nordeuropea, soprattutto inglesi, con la moda del Grand Tour, il viaggio iniziatico per contemplare le meraviglie artistiche del Mediterraneo (Italia in primis), i paesaggi romantici e le civiltà d’Oriente.
Il mare, in epoca moderna, più che luogo di vacanza è visto come soggiorno curativo, prescritto dai medici con tanto di durata e di caratteristiche da rispettare. La sua frequentazione quale luogo di svago si estende presto a macchia di leopardo. A Viareggio, ad esempio, nasce nel 1823 il Bagno Dori, primo stabilimento balneare
destinato alle signore e alle religiose, mentre nella stessa località si apre nel 1864 il Nettuno, primo stabilimento promiscuo. In epoca fascista, sempre secondo una visione salutistica, è promossa la costruzione di colonie elioterapiche per bambini. Legnano, nel 1938, poteva vantare in città, al Bosco dei Ronchi, una struttura per elioterapia voluta da Carlo Jucker, direttore del Cotonificio Cantoni, e progettata dal famoso studio di architetti razionalisti BBPR.
Il concetto della vacanza come necessità per il benessere psico-fisico del lavoratore si fa strada nelle legislazioni nazionali. Così in Italia, nella Carta del Lavoro del 1927, viene sancito il diritto al “periodo
annuo feriale di riposo retribuito”, che nella Costituzione repubblicana del 1948 diviene un obbligo nell’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto a ferie annuali retribuite e non può rinunziarvi”. Già negli
anni Sessanta, le estati si glorificano nel segno delle quattro “s” corte – sea, sand, sun, sex – sulle note del tormentone “Cuando calienta el sol aquí en la playa”.
E che dire del doman? Non v’è certezza.
Fabrizio Rovesti

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Pubblicato il 11 Luglio 2021
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