Vaccinazioni al personale e visite nelle RSA ancora “in salita”, il Sant’Erasmo scrive alla Regione
La Fondazione Sant'Erasmo ha scritto al direttore generale Welfare della Lombardia denunciando problemi con le vaccinazioni anti-Covid al personale e con le visite agli ospiti
Ancora troppi problemi per le vaccinazioni anti-Covid al personale e le visite agli ospiti nelle RSA. La denuncia arriva ancora una volta dalla Fondazione Sant’Erasmo, struttura che nel Legnanese era stata tra le più colpite durante la prima ondata della pandemia e che da allora è in prima linea per tenere alta l’attenzione sulla situazione che si vive nelle residenze sanitarie assistenziali.
Proprio oggi, venerdì 28 maggio, il direttore generali della fondazione, Livio Frigoli, ha scritto direttore generale Welfare della Regione Lombardia e ha messo sul tavolo le difficoltà nel far ripartire le visite agli ospiti. Per l’ingresso nelle RSA dei familiari non ancora vaccinati, infatti, è richiesto un tampone antigenico negativo eseguito non più di 48 ore prima della visita: tampone che ATS Città Metropolitana offre gratuitamente ma solo a patto di sottoporsi all’esame in determinati siti, ovvero a Milano Romolo (a 40,3 chilometri dalla fondazione Sant’Erasmo), a Milano Forlanini (38,9 chilometri), Codogno (90,5 chilometri) e Lodi (70,7 chilometri). Logistica che porta Frigoli a chiedersi come la proposta «possa essere davvero presa sul serio dai famigliari degli ospiti e possa condurre a ridurre la distanza che gli effetti nefasti della pandemia hanno creato tra ospiti e famigliari».
Né è davvero percorribile la strada che indica alle strutture la possibilità offrire senza costi aggiuntivi l’esecuzione del test prima della visita: «Dobbiamo forse evincere che la gratuità dei vaccini sia da garantire a nostre spese – si chiede Frigoli -? Con quale personale? La situazione di molte RSA è drammatica a livello infermieristico e alcune rischiano la chiusura a causa della carenza di infermieri. Non si crederà davvero che, per permettere a un famigliare di incontrare i propri cari si possa scoprire un intero reparto lasciando 20/25 ospiti privi dei riferimenti infermieristici? In ogni caso, perché mai i siti ospedalieri ottengono un rimborso per l’esecuzione dei tamponi, oltre alla fornitura dei materiali, mentre le unità di offerta sociosanitarie dovrebbero fornire lo stesso servizio a proprie spese? Forse se la Regione garantisse il medesimo trattamento economico agli enti che offrono lo stesso servizio, anche le RSA avrebbero le risorse economiche per reperire infermieri e poter offrire gratis e senza tracolli i tamponi rapidi ai familiari degli ospiti».
C’è poi un altro sassolino che pesa come un macigno tra quelli che il direttore generale della Fondazione Sant’Erasmo ha voluto togliersi, e riguarda l’obbligo vaccinale del personale sanitario e socio-sanitario delle RSA a stretto contatto con gli ospiti. «In data 6 aprile abbiamo inviato l’elenco del nostro personale socio-sanitario – spiega Frigoli -. Era previsto che ATS verificasse gli elenchi intervenendo al fine della sospensione dal lavoro degli eventuali non vaccinati. È stato fatto? A noi non risulta, data che alla data odierna, nulla ci è pervenuto al riguardo. Per contro, nei giorni scorsi è pervenuta da Aria-Spa una richiesta di aggiornamento degli stessi elenchi. Da questa nota è improvvisamente scomparsa la richiesta di aggiornamento sulle figure ausiliarie socio-assistenziali. Qual è il motivo? Regione/ATS ritengono forse che le ausiliarie non siano “personale socio-sanitario” e che non siano esposte al rischio al pari degli altri operatori? Chi pensate che stia accanto ai nostri ospiti tutto il giorno?».
Senza contare che «le RSA del milanese possono vaccinare i nuovi ospiti, ma non è permesso loro di vaccinare i nuovi operatori – conclude Frigoli -. E così se un operatore va in ferie o malattia la procedura prevede che i sostituti ricevano il vaccino passando dall’apposito portale… Peccato che su questo portale le prenotazioni per gli operatori vengano fissate a distanza 40/45 giorni. Questo ritardo, in molti casi, rende praticamente impossibile la sostituzione e anche le stesse nuove assunzioni».
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