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Il giorno e la storia – Aldo Breanza: un legnanese sul “vecchio chiodo”

Aldo Breanza, marinaio fuochista, di Legnano, era a bordo del sommergibile Pier Capponi affondato nel 1941

Il giorno e la storia, mese di marzo

31 marzo 1941 – Aldo Breanza: un legnanese sul “vecchio chiodo”
Tratto (testo – ridotto – e fotografie) da Con la pelle appesa a un chiodo

Il Pier Capponi era un«sommergibile di media crociera, seconda unità della classe Mameli (dislocamento di 830 tonnellate in superficie e 1010 in immersione). Battello non più giovane (era soprannominato dall’equipaggio “vecchio chiodo”), ebbe nondimeno un’attività bellica non poco movimentata, principalmente nelle acque attorno a Malta, prima di incontrare la sua tragica fine.
Dopo la sua ultima missione al largo di Malta, il Pier Capponi era ormai ridotto in condizioni precarie, non più in grado di partecipare a missioni di guerra (secondo una fonte, non era neanche più in grado di immergersi, ma ciò è contraddetto dalla relazione della Commissione d’Inchiesta Speciale del 1947): ragion per cui ne fu disposto il trasferimento da Messina a La Spezia per esservi disarmato.

Il Capponi lasciò Messina diretto a La Spezia il 31 marzo 1941, alle dieci del mattino. Lo comandava ancora, come in tutte le missioni fin dall’inizio della guerra, il capitano di corvetta Romeo Romei; tuttavia, siccome il sommergibile era destinato al disarmo, gran parte dell’equipaggio venne sbarcata a Messina, lasciando a bordo soltanto il personale strettamente necessario per il viaggio di trasferimento a La Spezia: cinque ufficiali, sette sottufficiali e 26 tra sottocapi e marinai. Per gli uomini “di troppo”, la decisione di sbarcarli a Messina rappresentò la salvezza.

L’arrivo del Capponi a La Spezia era previsto per il mattino del 2 aprile, ma qui il sommergibile non giunse mai. Siccome il sommergibile non era stato avvistato neanche dalle stazioni semaforiche di Stromboli, il mattino del 3 aprile Marina Messina inviò la torpediniera Simone Schiaffino a cercarlo nelle acque tra Capo Rasocolmo e Stromboli stessa, in cooperazione con aerei, nella supposizione che il sommergibile fosse incorso in qualche incidente in quel tratto di mare. La Schiaffino cercò fino al tramonto, ma non trovò nulla. Supermarina ordinò che le ricerche venissero proseguite ancora nei giorni successivi, con navi ed aerei, ma non si trovò nulla.
Il 12 aprile 1941 Supermarina concluse, con una nota interna, che il Pier Capponi doveva essere stato affondato da un sommergibile nemico durante il trasferimento da Messina a La Spezia. L’equipaggio venne dichiarato disperso in quella data.»

A bordo del Pier Capponi c’era anche Aldo Breanza, marinaio fuochista, di Legnano.
Non sapere cosa è accaduto è forse peggio per le famiglie. «La madre del tenente di vascello Stea, dopo aver perso l’unico figlio, si uccise. Il suo corpo venne trovato un mattino nel parco del Vomero a Napoli, dove viveva: in mano aveva l’ultima lettera scritta dal figlio tre giorni prima della morte.
Presso le famiglie dei dispersi, come spesso accadeva in questi casi, si rincorsero per lungo tempo le voci più strane. C’era chi non credeva all’affondamento da parte di un sommergibile, visto che le ricerche compiute subito dopo la scomparsa e per diversi giorni a seguire da navi ed aerei lungo la rotta presunta del Capponi non avevano portato al rinvenimento di alcun rottame, corpo o chiazza di nafta, né altre tracce che indicassero l’avvenuto affondamento. Circolarono storie, alimentate più che altro dalla speranza di rivedere i propri cari, che il sommergibile fosse stato catturato e l’equipaggio fatto prigioniero; la famiglia del capo meccanico Pasquale Ammirati, ad esempio, sentì a lungo racconti in questo senso fatti da parte di suore e missionari attivi nel Sudan anglo-egiziano.

La verità, i vertici della Marina italiana, la appresero nel dopoguerra, dai documenti britannici cui poterono finalmente avere accesso: il Pier Capponi era stato affondato il giorno stesso della sua partenza, il 31 marzo 1941, dall’HMS Rorqual, un sommergibile posamine comandato dal capitano di fregata Ronald Hugh Dewhurst.
Se la Marina poté così sapere fin dal 1947 come e quando il Pier Capponi era stato affondato, i parenti dei dispersi non ne furono informati ancora per molti anni, continuando a sapere soltanto che i loro cari risultavano dispersi in mare con il loro sommergibile in data 12 aprile 1941.»

Renata Pasquetto

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Pubblicato il 31 Marzo 2021
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