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Dalla Covid a una seconda vita, una testimonianza dall’ospedale di Legnano

Il racconto di una lettrice che racconta i 110 giorni di ospedale, terapia intensiva compresa, del papà 69enne

ospedale legnano

Cos’è la Covid? L’ho scoperto sfortunatamente il 14 novembre scorso, quando mio padre, 69 anni e senza particolari patologie pregresse, viene “rapito” dall’ambulanza dopo aver capito che tosse e saturazione erano il segnale di qualcosa di strano.

Inizia così il suo e il nostro incubo, un percorso a senso unico, devastante, catastrofico a tratti surreale… dove si è impotenti di fronte a questo mostro che in poche ore si è impossessato del corpo di papà.
Dal PS con solo la maschera dell’ossigeno, al ricovero è un attimo: tampone positivo.

Comincia la paura, salgono tensione e angoscia, ed ecco arrivare la chiamata, la prima di tante purtroppo… inizia il bollettino medico. In poche ore peggiora, riesce a mandare un ultimo WhatsApp scrivendo “sono peggiorato ho il
pallone”(CPAP). Da qui perdo il contatto con papà, l’unico legame con lui ora sono i medici.

Ho fin da subito trovato dottori disponibili, sempre pronti ogni giorno a darmi informazioni sulle sue condizioni e che cercavano di mettere in pratica tutto ciò che era di loro conoscenza su questa brutta bestia come la chiamavano loro.

Purtroppo papà continua a peggiorare e il 21 novembre arriva la chiamata che non ti aspetti.
Doveva essere intubato, un passaggio obbligato per cercare di salvarlo.
Attraversiamo un mare in tempesta, con tutte le conseguenze che la terapia intensiva comportava.
Inizio a prendere appunti scrivendo un diario, la mia testa immagazzinava termini medici finora sconosciuti come scambi polmonari, ventilazione meccanica, pronazione, infusione etc..

I giorni passano lenti fino ad arrivare a sette settimane di terapia intensiva.
Ricordo le parole al telefono dei dottori che mi ripetevano continuamente…bisogna avere tanta pazienza e cercare di fare sempre un piccolo passo avanti e mai due indietro perchè dicevano che la terapia intensiva non curava ma comprava tempo per continuare a vivere.
Si arriva così fino a Natale e da qui il miracolo.

Le notizie che arrivano ogni giorno davano speranza e il 5 di gennaio mio papà esce finalmente dalla terapia intensiva, il peggio sembra essere passato.
Viene trasferito nei sub acuti dove con l’aiuto delle preziose videochiamate riesco a ristabilire un contatto umano.

Ad oggi mio papà è ancora ricoverato per la riabilitazione, sono trascorsi più di 110 giorni e sta iniziando la sua seconda vita!
Penso che mio padre sia stato un leone, ma credo anche che sia stato assistito da un’equipe medica ed infermieristica di primissimo ordine.

Pertanto ringrazio con profonda commozione e gratitudine tutti i medici ed infermieri dell’ospedale di Legnano a partire dal pronto soccorso, al reparto sub intensivi alla rianimazione 2 e 3, al modulo O di Milano fiera ed infine al reparto di medicina A per averlo assistito giorno e notte e per avermi confortato con le loro parole in questo bruttissimo percorso.

E come scrisse Patch Adams (medico scrittore):
Quando curi una malattia puoi vincere o perdere,
quando ti prendi cura di qualcuno vince sempre

Grazie per esservi presi cura di mio papa’!

Sara Marmonti

Redazione
info@legnanonews.com
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Pubblicato il 02 Marzo 2021
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