Accam, Legnano vuole nuova politica dei rifiuti. Altrimenti si apre la crisi
Ribadita in conferenza stampa la posizione dell'amministrazione comunale sugli indirizzi di Accam il cui salvataggio può essere legato solamente a un progetto di sviluppo dell'economia circolare
O un progetto che coniugi la sostenibilità economica con quella ambientale, o per Accam il destino è segnato o quasi. Legnano, che del consorzio che gestisce l’inceneritore è uno dei soci di riferimento, nei prossimi giorni porterà in consiglio comunale un atto di indirizzo per dare mandato a sindaco e giunta di chiedere da un lato di formalizzare la situazione di crisi in cui versa la società e dall’altro di definire il ruolo che dovrà giocare Amga, e il domani dell’impianto passerà necessariamente da qui.
«Attraverso questo atto di indirizzo chiediamo al consiglio comunale di fissare le linee principali su cui muoverci rispetto alla vicenda societaria di Accam e all’idea che noi abbiamo della gestione del ciclo dei rifiuti e dell’economia circolare, due discorsi apparentemente disgiunti ma che vorremmo gestire contestualmente – ha ribadito l’assessore alle società partecipate, Alberto Garbarino, in una conferenza stampa a valle della seduta di commissione -. È arrivato il momento di prendere posizione rispetto alla crisi di Accam e chiederemo formalmente nella prossima assemblea dei soci di farlo: la Legge Madia regola la possibilità per le partecipate di avere un percorso di crisi ed è giusto che in questa circostanza intervenga la norma. Chiederemo anche un mandato per muoverci affinché Amga si prodighi ancora per il rilancio di Accam, ma in una veste nuova, ovvero quella di un intervento nella logica dell’economia circolare per ripensare l’impianto in una dimensione diversa pur conservando il valore di processo: ripristinare le condizioni preesistenti non è nei nostri obiettivi».
Da un lato, insomma, c’è Accam, i cui soci il prossimo 19 febbraio saranno chiamati ad approvare il bilancio 2019, l’ennesimo in rosso in una situazione, debitoria e non solo, quantomeno complicata. Dall’altro c’è quello che per Legnano è un punto imprescindibile per dare un futuro all’inceneritore: un progetto di area vasta che prenda come bacino di riferimento l’Alto Milanese e il Varesotto per dare vita ad un ciclo virtuoso mettendo a fattore comune la gestione dei rifiuti e la transizione verso un impianto di alta tecnologia, dove la termovalorizzazione si sposi con il rispetto dell’ambiente. Nel mezzo c’è Amga, che nei mesi scorsi è già stata protagonista della partita con una manifestazione di interesse poi scaduta e potrebbe tornare a fare la parte del leone mettendo sul tavolo un piano che risponda alle logiche dell’economia circolare, i cui costi potenziali al momento non sono definiti.
Se Amga è un attore indispensabile sulla scena del futuro di Accam, è però chiaro che non potrà rimanere l’unico: se nuova vita per l’inceneritore di Borsano deve essere, infatti, serviranno un progetto industriale con i fiocchi e capacità di investimento significative, che tradotto significa una cordata di realtà pubbliche che pianifichi il domani dell’impianto. Tenendo conto anche della opportunità che già ci sono, come il teleriscaldamento e il nuovo impianto per l’umido in via Novara, e di quelle che potrebbero esserci, come ad esempio il trattamento dei fanghi di cui si era parlato nelle scorse settimane.
Di certo per valutare quali chances ha Accam ci vorrà tempo, e il tempo stringe. Anche perché la legge Madia parla chiaro: anche le società partecipate possono andare incontro alla crisi di impresa, come nel caso della società che gestisce l’inceneritore, e in quel caso valgono le disposizioni sul fallimento, sul concordato preventivo, ed eventualmente sull’amministrazione straordinaria. E al fallimento, con tutto ciò che ne consegue, nessuno vorrebbe arrivarci. Insomma, la strada è stretta e in salita. Ma è anche un’occasione potenzialmente unica, soprattutto con le prospettive di finanziamento che verosimilmente potrebbero aprirsi anche a livello europeo.
«Siamo disponibili al risanamento ma se c’è una prospettiva – sottolinea il sindaco, Lorenzo Radice -: non una prospettiva a cinque anni per rimettere in sesto i debiti e far ripartire la macchina, ma una prospettiva che coinvolga lo scenario della gestione dei rifiuti e gli sviluppi che ci saranno nei prossimi 30 anni. Se Accam ha una visione nuova non saremo noi a tirarci indietro, se il termovalorizzatore continuerà invece solamente a fare quello che ha sempre fatto si sceglierà la procedura migliore da seguire in base alle norme».
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