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Il giorno e la storia – Una Candelora sottotono a Legnanello nel 1945

Nel 1945 il parroco don Contardi annotò sconsolato alcune secche frasi sul suo diario parrocchiale: "2 febbraio. Si è benedetto la cera: pochissima"

Il giorno e la storia, mese di febbraio

2 febbraio 1945 – Una candelora sottotono
«Il 2 febbraio – è spiegato sul sito della Contrada Legnarello – la Chiesa Cattolica festeggia la presentazione al Tempio di Gesù, popolarmente chiamata “Festa della Candelora” perché durante le celebrazioni di questa ricorrenza è tradizione benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”». Sembra addirittura che questa festa a Legnanello abbia avuto inizio nell’anno 687, cioè proprio da quando Papa Sergio I introdusse la cerimonia.

Generalmente in questa giornata di baldoria si trovano tutt’attorno alla chiesa di Legnanello, cioè del SS. Redentore, le bancarelle dei venditori di castagne affumicate legate in lunghi filoni, i “firunat” di Tiracua (immagine in copertina da Milanofree.it), di “Vin Brulé” e tante altre leccornie e mercanzie. In chiesa viene benedetta la cera e da quando si è ripreso il Palio, dopo la guerra, la Contrada di Legnarello durante la cerimonia religiosa mattutina rinnova l’investitura della Reggenza.

Nel 1945 il parroco don Contardi annotò sconsolato alcune secche frasi sul suo diario parrocchiale: «2 febbraio. Si è benedetto la cera: pochissima, un pacco del rimanente del 1944. S. Messa in Canto. Discorso. Benedizione del SS. Sacramento a sera.»

Una curiosità: la Candelora è nota anche con un altro nome a Legnano. «La festa – spiega ancora la Contrada – è anche conosciuta come “Purificazione di Maria” perché secondo l’usanza ebraica una donna era considerata impura per 40 giorni dopo aver partorito un maschio, e per purificarsi avrebbe dovuto recarsi al Tempio; il 2 febbraio cade esattamente 40 giorni dopo la nascita di Gesù. Da tempo la festa della Candelora è popolarmente conosciuta come “Festa del Caru Mi, Caru Ti”, in quanto, in occasione della solennità religiosa, sul sagrato della vecchia chiesa della Purificazione [la chiesa certamente già esistente nel 1541 e che è ora annessa all’Istituto Barbara Melzi in corso Sempione], numerose spose si confidavano a vicenda le proprie delusioni con il famoso detto: “Caru ti, se mi l’savévu, mai pü sa maridévu”» cioè “Cara te, se io lo sapevo, mai più mi sposavo…”.

Renata Pasquetto

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Pubblicato il 01 Febbraio 2021
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