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Accam e rifiuti: dallo spegnimento al salvataggio, riLegnano spiega perchè “non ha cambiato idea”

riLegnano, il fronte più ambientalista dell'amministrazione Radice, sposa la linea della maggioranza che appare compatta sul salvataggio di Accam per puntare in futuro al riciclo dei rifiuti. Brumana: "Post pubblicitario e ingannevole"

Accam riLegnano

Quando si è al “governo” è necessario scendere a patti con la realtà. E così anche riLegnano, il fronte più ambientalista dell’amministrazione Radice, sposa la linea della maggioranza che appare compatta sul salvataggio di Accam per puntare in futuro al riciclo.

Sono i componenti della stessa lista “fluo” a spiegare perchè nel 2015 erano contro il revamping dell’inceneritore di Borsano, spingendo per il suo spegnimento, e adesso non più. In una lunga auto intervista per spiegare la situazione e la strada che vuole percorrere la coalizione arancione nella gestione dei rifiuti, riLegnano spiega che «nonostante presentasse aspetti tecnologici di abbattimento delle emissioni e di utilizzo del calore prodotto per alimentare il teleriscaldamento decisamente interessanti», il revamping  aveva a loro modo di vedere «il grossissimo difetto di impegnare i Comuni a fare investimenti di parecchi milioni di Euro che avrebbero potuto essere ripagati solo se la quantità di rifiuti conferita all’impianto non fosse diminuita per 15-20 anni».

A distanza di sei anni, poi, il contesto è ulteriormente cambiato: «Oggi – spiegano i fluo – l’opzione dello spegnimento dell’inceneritore e dell’avvio in breve termine di nuovi processi di smaltimento dei rifiuti non è purtroppo sul tavolo. ACCAM è in una grave situazione di dissesto finanziario (non lo era nel 2015) e non può semplicemente chiudere. La soluzione più vicina alla chiusura è il fallimento e questa, ad oggi, per riLegnano è un’opzione da non escludere a priori». Questo perchè  «è molto improbabile che il fallimento porti allo spegnimento di Accam»; «Anzi – dicono preoccupati – è molto probabile il contrario, perchè in caso di fallimento, quindi, lo scenario più probabile è che il curatore fallimentare cercherà di vendere l’impianto e la licenza di incenerire rifiuti al miglior offerente che, evidentemente, si adopererà poi per far fruttare il proprio investimento e, quindi, riaccenderà i forni».

Il salvataggio di Accam per riLegnano può quindi essere fatto ma, «mantenendo ferma la barra rispetto alla tutela dell’ambiente e salute delle persone che abitano nel nostro territorio, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 che produciamo e ’impegno di mettere in pratica politiche che incentivino una sostanziale riduzione dei rifiuti indifferenziati». riLegnano spiega anche i vantaggi di un eventuale ingresso di CAP Holding, il gestore del servizio idrico nella città metropolitana di Milano, nella gestione dei rifiuti territoriale.

Dura la reazione del consigliere Franco Brumana che definisce quello di riLegnano «un post suadente, ingannevole ed elaborato secondo le migliori tecniche pubblicitarie». Brumana smonta la possibilità che «in caso di fallimento il curatore venderà l’impianto e la licenza di incenerire al miglior offerente, che quindi riaccenderebbe i forni», ribattendo che «la licenza di incenerire è però un atto amministrativo, che non può essere venduto ma se mai rinnovato a favore dell’acquirente se ne risulteranno i presupposti». E ribadisce che la realtà é ben diversa, che Accam é già “fallito” e il salvataggio andrà solo a beneficio di alcuni privati con «l’interesse, forse più influente in questo momento, di garantire l’impunità ai politici che hanno dissipato il capitale di ACCAM e che in mancanza di fallimento eviterebbero di rispondere del grave reato di bancarotta», a discapito dei cittadini che avrebbero ancora un impianto altamente inquinante sul territorio. Qui il post completo.

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Pubblicato il 31 Gennaio 2021
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