Cgil: «L’Alto Milanese deve prepararsi al post licenziamenti del 2021»
Più richieste di dimissioni, anche telematiche, meno procedure fallimentari e licenziamenti. Questi gli effetti sul territorio del blocco licenziamenti e fallimenti
Più richieste di dimissioni, anche telematiche, meno procedure fallimentari e licenziamenti. Questi gli effetti sul territorio, registrati dagli uffici della Cgil Ticino Olona di Legnano, del blocco licenziamenti e fallimenti imposto a causa dell’emergenza sanitaria. Numeri quasi inesistenti che potrebbero salire vertiginosamente a marzo 2021, quando i provvedimenti blocca-fallimenti e licenziamenti saranno sospesi. «È necessario trovare nuove soluzioni per evitare il più possibile i danni – il commento in CGIL -. Ed è su questo che la Consulta Economia Lavoro dell’Alto Milanese deve lavorare. È necessario trovare nuove soluzioni. La chiave potrebbe essere l’implementazione delle politiche attive, di percorsi di formazione per la ricollocazione, nonché il rafforzamento della rete del welfare».
La sedi della Cgil, tra cui quella di via Volturno, mai chiuse neppure durante il lockdown, hanno notato una diminuzione di lavoro, dovuta alla chiusura delle fabbriche e alla paura del contagio che ha portato numerosi cittadini ad evitare gli sportelli. Il 50% delle pratiche avviate nel 2020 sono state dedicate alle violazioni contrattuali. I casi di licenziamento si sono dimezzati rispetto al 2019 (proprio in virtù del blocco licenziamenti). A differenza del 2019 sono nettamente aumentate le procedure per il mancato pagamento degli stipendi pari al 34% (nel 2019 era il 25% delle pratiche totali). Proprio per le norme definite a livello nazionale, le procedure concorsuali delle aziende sono state solo il 14% . Un dato quest’ultimo che nel 2019 rappresentava il 27% dell’attività svolta dagli uffici. A tutto questo si aggiunge il lavoro delle categorie sindacali attive sul territorio. In questo periodo, quindi, numerosi lavoratori si sono presentati in Cgil per chiedere consulenze di ogni sorta per i diversi bonus, il reddito di emergenza o per il prepensionamento, ma il dato preoccupante è l’incremento delle dimissioni on line che spesso non erano volontarie bensì forzate dal datore di lavoro.
Il post Covid preoccupa il mondo sindacale che ha toccato con mano quanto la pandemia sia riuscita a colpire gravemente tutti i settori, dal manifatturiero, allo sport, al sociale, al commercio. Forse, le uniche categorie che stanno ancora in piedi sono quelle del “pubblico e della scuola”, che però presentano diverse problematiche relative al rinnovo dei contratti e sul fronte anche della sicurezza.
L’unica certezza è il tema del 2021 che, per Mario Principe, attuale segretario della Cgil Ticino Olona, è «come il territorio dell’Alto Milanese nel 2021 riuscirà a gestire i post licenziamenti che si verificheranno dopo che il Governo toglierà, a marzo, i due blocchi che sino ad oggi hanno evitato una vera emorragia?». Un quesito importante che per i sindacalisti di via Voluturno si potrà risolvere solo con la Consulta Economia Lavoro.
«Da parte nostra, continueremo a chiedere di mantenere il blocco dei licenziamenti, ma sappiamo che non sarà eterno – spiega Principe -. Perciò sarà necessario avviare si da subito un confronto con le parti sociali, per una riforma degli ammortizzatori sociali che abbiano come caratteristica distintiva, l’universalità, solidarietà e inclusività e che diventino strumenti prioritari per la gestione della crisi. Inoltre è necessario un prolungamento della NASPI per coloro che sono vicini alla pensione, oggi più che mai è necessario comporre un quadro di strumenti a sostegno delle crescenti discontinuità lavorative e che supporti i lavoratori nelle transizioni industriali».
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