Senzatetto a Legnano, il vicesindaco: «Possiamo proporre aiuto ma non imporlo»
Dopo il senzatetto segnalato nei giorni scorsi in corso Garibaldi a Legnano, il comune sottolinea come spesso le offerte di sistemazione vengano rifiutate
Anche Legnano toccata dall’emergenza clochard. Trovare un senzatetto che dorme sotto i portici non sarà cosa di tutti i giorni come nelle grandi metropoli, ma la Città del Carroccio non è un’isola felice immune da un problema che secondo le stime dell’OCSE coinvolge quasi 2 milioni di persone nei Paesi avanzati e più di 50mila solo in Italia. Tanto che solo la scorsa estate Azienda So.Le., l’azienda consortile nata per la gestione dei servizi sociali per contro dei comuni del Legnanese, aveva parlato della presenza sul nostro territorio di 26 senzatetto, 33 persone inserite in percorsi istituzionali da almeno 2 anni in attesa di una soluzione abitativa e 26 persone che vivono in condizioni abitative molto precarie.
Il tema è tornato prepotentemente alla ribalta proprio in questi giorni segnati dalla pandemia e dalla conseguente chiusura delle strutture di accoglienza, con Fratelli d’Italia che ha segnalato la presenza di un senzatetto avvolto in una coperta che dormiva sotto i portici di corso Garibaldi chiedendo al comune di intervenire. Palazzo Malinverni, però, ha le mani legate perché, sottolinea l’assessore al benessere e alla sicurezza sociale Anna Pavan, quello dei clochard è un «problema, che richiede sempre e comunque il consenso e la collaborazione da parte del diretto interessato»
Il dramma dei senzatetto rilanciato a Legnano da Fratelli d’Italia
«Per chi ha problemi abitativi e si trova nella necessità immediata di una sistemazione è attivo il canale dell’housing sociale che è gestito dal comune attraverso un accordo con l’associazione Cielo e terra e con i Padri Somaschi – spiega il vicesindaco -. La situazione, al momento, vede ospiti 38 nuclei sociali per un totale di 76 persone; 25 di queste sono single. Bisogna ricordare che la soluzione dell’housing sociale si accompagna sempre a un impegno da parte della persona seguita a rispettare delle regole e a seguire un percorso per acquisire autonomia e recuperare una qualità della vita accettabile».
La questione dei senzatetto però è diversa, e qui i problemi in gioco sono tanti: «In questi casi, molto spesso, anche l’offerta di una sistemazione non si traduce automaticamente in un’accettazione da parte della persona – aggiunge Anna Pavan -. Spesso si tratta di persone già indirizzate in comunità da cui si sono in seguito volontariamente allontanate o che non hanno accettato proposte di sistemazione in strutture di housing sociale perché imponevano regole da rispettare. Gli agenti della Polizia locale, quando identificano negli spazi pubblici un senza dimora attivano immediatamente i servizi sociali e, da un anno a questa parte, Azienda So.Le., che ha in atto un progetto specificamente dedicato, “Prima la casa”, che ha registrato tre sistemazioni per cittadini legnanesi nel 2020. Il punto è che si propone di rivolgersi ai servizi sociali, non lo si può imporre, e questo spiega la ragione dei rari casi in cui si riesce ad avviare un percorso di recupero. Di fronte a un rifiuto ci dobbiamo fermare, anche se la possibilità di essere presi in carico rimane sempre».
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