Il giorno e la storia – Grave incendio a Legnano
Grande parte dello stabilimento Agosto distrutta, con il macchinario e deposito di merci
11 gennaio 1941 – Grave incendio a Legnano
Dal “Corriere della Sera” del 12 gennaio 1941 (pag. 3).
Grave incendio a Legnano in uno stabilimento tessile.
“Legnano, 11 gennaio. Alle ore 23 di questa sera i guardiani notturni dello stabilimento Ettore Agosti e fratello, apprettificio, in via Mazzini 14, hanno dato l’allarme: un incendio, che subito ha assunto proporzioni minacciose, si era manifestato in un reparto della fabbrica. Sono subito intervenuti i vigili del fuoco di Legnano e poco dopo sono stati invocati anche quelli di Milano, accorsi con autopompe e i loro comandanti.
Solo a tarda ora della notte il fuoco poteva considerarsi domato, per quanto le fiamme si levassero ancora dalle macerie.
Grande parte dello stabilimento è andata distrutta, con il macchinario e deposito di merci. Il danno si annuncia considerevole”.
Lo stabilimento Ettore Agosti e Fratello Romolo Agosti & C. era stato fondato nel 1900. Nell’Annuario Industriale della provincia di Milano del 1939 riguardante “Filati e tessuti di cotone” risulta avere un capitale sociale di 2 milioni di lire. Numero di telefono 77-69, telegrafo “Tessitura Agosti”.
Produceva «tessuti di raion e di fiocco, taffetine, maniche, taffetà, saglie, picchè, camiceria, rasi, spigati, operati jacquard» utilizzando 650 telai di tessitura. Aveva «provvidenze sociali: refettorio, case operaie, infermeria», rappresentanze in Italia comprese Africa Orientale e Libia ed esportazioni verso Europa (curiosamente esportava ovunque, compresa l’Inghilterra, ma non in Germania), Africa settentrionale più lo stato del Sud Africa e svariati stati in America del Sud.
Tutt’altro che una piccola azienda: possiamo quindi immaginare quale danno abbia fatto l’incendio…
Il vecchio stabile di via Mazzini 16 (non 14 come scritto sul “Corriere”) ha ora lasciato il posto a dei condomini moderni ma c’è ancora il suo cortile che corre vicino e parallelo alla ferrovia e dove sono state poste nel 1950 due lapidi quasi illeggibili, una col ritratto di Ettore Agosti e la scritta “dirigenti, impiegati, operai, in segno di affetto, in pegno di gratitudine uniti da uguale nobiltà di lavoro dedicano” per il cinquantesimo di fondazione. E l’altra lapide con i nomi dei caduti della Grande Guerra 1915-18 (Francesco Banfi, Alfredo Comerio e Luigi Sassi), dei caduti della Seconda Guerra Mondiale 1940-45 (Bruno Alberti, Spartaco Andrei, Alessandro Carnevali, Giuseppe Croci, Luigi De Servi, Giovanni Ferrario, rag Corrado Gallani, Carlo Genoni, Federico Meraviglia, Angelo Monti, Romeo Romellie Luigi Zanzottera) e dei caduti sul lavoro (Giuseppe Raimondi e Giuseppe Turconi).
Dietro a quel cortile c’è ora un terrapieno costruito con le macerie della fabbrica, coperto di prato e di alberi, una piccola oasi verde che per ora è chiusa da cancelli, irraggiungibile, ma chissà, prima o poi forse potrà essere aperta e usufruibile dalla cittadinanza, da tutti noi…
Renata Pasquetto
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