Il giorno e la storia – Carlo Guidi, direttore de “La Voce di Legnano”
Carlo Guidi affrontò spesso le ire dei fascisti locali e nel 1926 fu costretto a chiudere la sua testata, sequestrata più volte
6 dicembre 1942 – Muore Carlo Guidi, direttore de “La Voce di Legnano”
Don Luigi Contardi appunta alcune brevi note quel giorno del 1942 sul suo Chronicon: «alle ore 23 del 6 Dicembre improvvisamente muore Carlo Guidi. Uomo di carattere e tenace di volontà. Da semplice operaio meccanico presso la Ditta Franco Tosi si formò una cultura non comune. Militò nel campo cattolico; diresse la “Voce di Legnano e Busto Arsizio”; Consigliere Comunale per varie elezioni; Consigliere Provinciale; amava sempre controbbiezioni e qualche volta fisso nelle sue idee. Lasciò non la miseria ma l’onestà veramente cristiana ai suoi numerosi figli».
Carlo Guidi era nato nel 1882 e fin da ragazzo fu animatore presso la parrocchia di Legnanello. A 14 anni era già operaio presso la Franco Tosi dove venne a conoscenza di problemi sociali e sindacali che lo portarono a dirigere la prima “Lega Cattolica” a Legnano, a fondare con altri il Circolo cattolico “Alessandro III” e nel 1906 a dar vita alla sezione legnanese del Partito Popolare, incoraggiato da don Gerolamo Zaroli parroco di Legnanello e con la collaborazione di Angelo Pariani, Enrico Berra ed Ettore Alloni. Nel 1910 fu eletto consigliere comunale, carica che mantenne per 22 anni. Nel ‘19 venne eletto alle votazioni politiche per il Partito Popolare, ma rinunciò a favore dell’on. Arcaini di Pavia.
Brillante giornalista che già collaborava con testate milanesi e varesine, il Guidi fondò “La Voce del popolo” che pubblicava cronache del legnanese e di Busto e Gallarate, in seguito rinominata “La Voce di Legnano”. Si trattava di una testata coraggiosa, che si occupava specificatamente della nostra città,
«un organo, – scrive Giorgio D’Ilario su “La Martinella” di marzo 2004 – per quei tempi, molto informato e battagliero, secondi i suoi principi e quelli del partito dei cattolici italiani. Carlo Guidi affrontò spesso le ire dei fascisti locali e nel 1926 fu costretto a chiudere la sua testata, sequestrata più volte per ordine del federale Parenti» e bruciata pubblicamente in piazza San Magno, rimanendo così disoccupato; con nove figli da mantenere.
«Nel 1927 Carlo Guidi – scrive ancora D’Ilario – risultò eletto nel Consiglio Provinciale, alternando l’attività politica a studi storici, a precise e controllate ricerche, pubblicate anche sul settimanale cattolico “Luce”.
Morì a Legnano nel 1942. Il settimanale “Il Carroccio” lo definì “una bella figura democratica e uno di quegli uomini schivi di superflue ostentazioni che lasciano nella storia locale una scia di operosità e di bontà che gli eredi non possono dimenticare”».
Nel 1971 Legnano gli dedicherà una via, nel quartiere Canazza.
Renata Pasquetto
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