Il giorno e la storia – Inizio d’anno scolastico con l’ex alunno Ten. Carlo Borsani
Alle scuole Carducci, ci racconta una maestra, «la cerimonia è resa più solenne perché assiste la mamma dell’eroico Borsani», la signora Maria Pizzi
5 ottobre 1941 – Inizio d’anno scolastico con l’ex alunno Ten. Carlo Borsani
Nel 1941 l’apertura dell’anno scolastico è stata il 5 ottobre.
Alle scuole Carducci, ci racconta una maestra, «la cerimonia è resa più solenne perché assiste la mamma dell’eroico Borsani», la signora Maria Pizzi.
Carlo Borsani, ultimo di quattro fratelli, era nato a Legnano il 29 agosto del 1917 in piena Prima Guerra Mondiale. Suo padre Raffaele, esponente socialista operaio della Franco Tosi Meccanica, morì per un incidente sul lavoro tra le cinghie di una puleggia quando Carlo aveva appena 13 anni. Grazie ai sacrifici della madrelavandaia e all’interessamento di un parroco legnanese Carlo, malgrado le ristrettezze economiche, riuscì a proseguire gli studi: il liceo presso il Collegio Vescovile di Lodi e poi la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano.
Dal Corso Allievi Ufficiali di complemento a Salerno uscì con il grado di sottotenente il 12 marzo 1939. Mentre era in servizio di leva presso il 7° Reggimento Fanteria l’Italia entrò in guerra (10 giugno 1940) e il suo reparto venne trasferito a Limone Piemonte per le operazioni belliche contro la Francia. In seguito il Reggimento venne inviato in Albania, sbarcando a Valona il 22 dicembre dello stesso anno. Il 4 gennaio 1941 Carlo venne ferito da alcune schegge in un furioso combattimento al caposaldoMan i Skutarait, oltre il Passo Logora. Il successivo 9 marzo in combattimento viene ferito alle gambe sulle pendici del Messimerit (1695 m), accanto alla barella in cui è trasportato scoppia un colpo di mortaio che uccide i tre soccorritori e lo ferisce alla testa. Lo stavano già seppellendo credendolo morto quando si sono accorti che si muoveva. Carlo verrà operato nell’Ospedale da campo di Krionero e sopravviverà, ma perderà per sempre la vista.
Viene insignito di medaglia d’argento al valor militare, successivamente trasformata in medaglia d’oro, e dichiarato mutilato e grande invalido di guerra. Rientrato a casa per ricevere le necessarie cure, decide di riprendere gli studi, lasciando Giurisprudenza e passando a Lettere, facoltà in cui si laurererà nel 1942.
Non c’è da stupirsi quindi che il 5 ottobre ‘41 all’inaugurazione dell’anno scolastico viene invitata alla cerimonia sua madre e «la Direttrice [Raminga Bigoni] esalta i combattenti, in modo particolare il Tenente Borsani che frequentò le nostre scuole e gli insegnanti richiamati alle armi».
Ma la sorpresa deve ancora arrivare l’8 ottobre: «Questa mattina –racconta un maestro – ha visitato la nostra scuola il cieco di guerra e super mutilato Carlo Borsani già allievo di questa scuola. Commovente è stato l’incontro con il suo insegnante con il quale ha avuto corrispondenza durante tutto il periodo che fu al fronte», «il maestro Sig. Carvelli – puntualizza una maestra. – Il nostro eroe ha esaltato l’opera del maestro ed ha invitato gli scolari ad amare, rispettare e ricordare sempre la persona che per prima studia l’anima nostra, coltiva e sviluppa le nostre inclinazioni, infonde e coltiva ogni ottimo sentimento educando l’animo nostro. Ha raccomandato loro di essere buoni, obbedienti e disciplinati: la disciplina è indispensabile per riuscire bene; in questo tempo di guerra è necessario agire, tacere, ubbidire. Chiuse le sue parole con un Evviva al Duce.»
Un’altra maestra rimane particolarmente colpita da Borsani: «Il suo altissimo spirito di patriottismo pur con quella gravissima mutilazione esalta e commuove. Per premiarlo meriterebbe il miracolo di riacquistare il dono prezioso della vista».
E il maestro nota qualcosa di più: «questo giovane eroico ha dato prova di essere un grande educatore ed ha elogiato e additato la scuola primaria come l’unica palestra dove vengono plasmati e riscaldati tutti i nobili sentimenti atti a rendere l’uomo saggio e virtuoso. I giovanotti lo hanno acclamato calorosamente e lo hanno ascoltato con vivo interessamento».
Un mese e mezzo più tardi, la sera del 27 novembre «al teatro Legnano il tenente Borsani terrà una conferenza sulla guerra. Ci sarà anche il R. Provveditore» agli Studi di Milano, l’avvocato prof. Carlo Balestri, «nella sua spiccata personalità, nella sua impeccabile divisa», ex Podestà e Commissario Prefettizio a Legnano.Il giorno dopo i commenti dei maestri: «il teatro era elettrizzato di simpatia e di vivo interessamento in modo particolare per il conferenziere, grande mutilato di guerra». E «sublime nel suo immenso sacrificio il Cieco di Guerra Carlo Borsani. Troppo commovente è stata per me la sua visione e quella di quattro altri eroici mutilati. Sono tornata a casa col cuore addolorato troppo».
Tema della conferenza? “Realtà della guerra”…
Il 19 gennaio del 1944 in un’altra scuola intitolata a Carducci e centro di sostegno alle attività partigiane, un liceo ubicato in via Sacchini, zona Loreto, a Milano, arrivò un gruppo di fascisti di Salò della Ettore Muti, la temibile squadraccia di via Rovello famosa per le torture ai partigiani. Nel gruppo c’era anche Carlo Borsani. «Apparentemente volevano convincere gli studenti ad arruolarsi volontari, anche contro la volontà dei genitori, ma l’accoglienza fu gelida – ricostruisce Vincenzo Viola, professore di italiano del liceo che coordina il gruppo di studiosu quegli avvenimenti- Una ragazza venne schiaffeggiata, altri studenti picchiati con manganelli e poi, nella sede dell’Oberdan di via Cadamosto, insultati e umiliati con la rasatura dei capelli a croce». In seguito tra quei ragazzi, tutti minorenni, molti verranno fucilati, altri deportati.
Altri studenti, altri tempi, altri sacrifici. E Borsani? Era questa ora per lui la “realtà della guerra”…?
Renata Pasquetto
FONTI: “giornali di classe” delle scuole elementari Carducci, gentilmente messi a disposizione da Alberto Centinaio e conservati presso il suo archivio personale – la ricerca di Vincenzo Viola per La Repubblica.
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