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Aggressione con l’acido a Legnano, Sara Del Mastro voleva bloccare la denuncia in tv

È stato l'intervento della trasmissione Le Iene a far scattare Sara Del Mastro. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza depositate dal giudice Tiziana Landoni.

tribunale busto arsizio

«Va bene tutto, va bene la denuncia ma non Le Iene». È stato l’intervento della trasmissione televisiva Le Iene a far scattare la molla che ha portato Sara Del Mastro a sfregiare con l’acido l’ex compagno Giuseppe Morgante la sera del 7 maggio 2019 a Legnano. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza depositate venerdì 18 settembre dal giudice Tiziana Landoni, che a fine maggio ha condannato la donna a sette anni e dieci mesi di carcere più due anni di libertà vigilata proprio per l’aggressione al suo ex.

Del Mastro nel momenti in cui ha aggredito Giuseppe Morgante era «nel pieno delle facoltà fisiche e mentali» nonostante sia affetta da «disturbo bordeline di personalità», come è emerso dalla perizia psichiatrica stilata nel corso del procedimento. Durante l’interrogatorio la donna ha spiegato di avere inizialmente accettato la decisione di Morgante di chiudere la relazione. Poi «sono andata fuori di testa – è stata lei stessa ad ammettere -, ho cominciato a fare dispetti tipo le famose minacce via sociale con profili sempre diversi, chiedendogli perché era ancora vivo». La 38enne ha anche ammesso di averlo inseguito «un paio di volte», di essersi a volte appostata sotto casa dell’uomo e di avergli bucato le gomme dell’auto.

Il momento “clou”, però, è stato l’incontro con i giornalisti de Le Iene: «Mi ha dato fastidio che lui avesse interpellato Le Iene e mi hanno dato fastidio loro e gliel’ho detto», ha sottolineato Del Mastro durante il processo. La donna ha raccontato di aver risposto alle domande della giornalista senza sapere di essere ripresa e ha spiegato che l’intervento della trasmissione televisiva ha scatenato qualcosa che non è riuscita a reggere, temendo di perdere definitivamente il suo ruolo di genitore, già precario dal momento che la figlia era già stata affidata ai servizi sociali di Legnano. Da lì il via alla spirale che l’ha portata a decidere di fare del male al suo ex «come lui ne aveva fatto a me», acquistando qualche giorno prima di quella fatidica sera l’acido con la scusa di «sturare il lavandino».

L’avvocato della vittima, Domenico Musicco, ora è pronto per affrontare la causa civile per il risarcimento dei danni subiti da Morgante: «Agiremo per avere il giusto risarcimento dei danni subiti, anche chiedendo i danni allo Stato per non aver protetto Giuseppe che pure aveva denunciato senza essere ascoltato. Ci batteremo per l’istituzione di un fondo di garanzia per le vittime dei reati violenti, che in Italia manca nonostante le direttive dell’Unione Europea. La sentenza non motiva sufficientemente sulla premeditazione e concede una provvisionale di soli 20.000 euro a fronte di un danno così ingente. Abbiamo comunque scongiurato l’infermità mentale e ottenuto una pena superiore al minimo edittale, che avrebbe potuto essere più alta solo con la contestazione della premeditazione».

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Settembre 2020
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