Il giorno e la storia: 1942 – Tutto pronto per la terza Coppa Bernocchi di guerra
La “Legnano” puntava su Pietro Chiappini, 27enne romano che aveva vinto già una tappa al Giro d'Italia nel 1939 e la Milano-Torino nel 1941 e nel 1942. E invece Chiappini arrivò secondo, appena dietro a Glauco Servadei
Il 13 settembre 1942 a Legnano fervono i preparativi per l’indomani, si corre la terza Coppa Bernocchi in periodo di guerra.
Partenza, arrivo, premiazioni: tutto si svolgerà nella nostra città e dovrà essere impeccabile. 190 chilometri in sella ad una bici, con partenza da Legnano ed arrivo a Legnano, pedalando per più di cinque ore ad una media di poco più di 35 km e mezzo all’ora: questa sarebbe stata la terza Coppa Bernocchi realizzata dopo l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940,la 24^ edizione da quando era nata la gara nel 1919.
La “Legnano” puntava su Pietro Chiappini, 27enne romano che aveva vinto già una tappa al Giro d’Italia nel 1939 e la Milano-Torino nel 1941 e nel 1942. E invece Chiappini arrivò secondo, appena dietro a Glauco Servadei che aveva esordito come dilettante nel 1930 e l’anno successivo era arrivato secondo nella “V Coppa Figli del Duce”.
«Soprannominato “Parulè” per la sua facile loquela – leggiamo sul sito www.museociclismo.it – è un atleta dal fisico longilineo e potente con capacità ben marcate su diversi terreni di gara: robusto sul passo, bruciante nelle volate e si difende bene in salita. Fin da giovanissimo si dedica al ciclismo agonistico riportando più di 60 vittorie nelle categorie allievi e dilettanti di cui risulta indiscusso protagonista nel periodo compreso tra il 1930 e il 1936.Nel 1935, chiamato alle armi, viene destinato alla Farnesina di Roma come preolimpico in vista delle Olimpiadi di Berlino.»
Dal ’37 questo campione, Servadei, nato a Forlì nel 1913, era passato professionista, arrivando tra i primi tre corridori in innumerevoli gare, tra cui diversi Giri d’Italia e Tour de France e Giro d’Ungheria. Nel 1943 vincerà il “Giro di guerra”, la gara sostitutiva del Giro d’Italia: lo vediamo sorridente in una foto di quell’anno con maglia rosa, su cui era cucito sul petto, come da regolamento, il simbolo fascista del fascio littorio, leggermente nascosto da due fucili incrociati che rammentavano lo stato di guerra.
Renata Pasquetto
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