Famiglia Legnanese: La Martinella, numero luglio – agosto 2020
Impossibilitata a stampare come da tradizione il numero di luglioo della rivista La Martinella, la Famiglia Legnanese ci offre comunque la possibilità di leggerla sul web
Impossibilitata a stampare come da tradizione il numero di luglio – agosto della rivista La Martinella, la Famiglia Legnanese ci offre comunque la possibilità di leggerla, clicca qui MARTINELLA Luglio_Agosto
EDITORIALE
“Sostegno psicologico” è un’altra di quelle espressioni che ha preso il volo al tempo del lockdown. Ha interessato e interessa le persone più diverse, a cominciare da chi è stato colpito dal virus, a chi ha perso una persona cara, al personale sanitario coinvolto nelle cure e sino a chi non ha più un lavoro. Ma se allarghiamo lo sguardo ad altre persone che hanno vissuto l’emergenza in modo sia pure meno drammatico, ci accorgiamo che molti altri avrebbero altrettanto bisogno di un adeguato sostegno psicologico, abbracciando un arco che va da chi non prova alcun desiderio di uscire da casa a quanti cercano all’esterno una libertà sfrenata. Nel primo caso si è rispolverato il termine “sindrome della capanna”, che ha origine nella volontà delle persone di non lasciare la propria abitazione al termine delle lunghe notti polari nei paesi del Nord. Le abitudini acquisite e non rinunciabili, l’ansia, la paura di non poter affrontare i pericoli esterni (il contagio, le risse cittadine e simili) hanno bloccato molti nelle loro abitazioni, e soltanto le sollecitazioni di figli o amici li hanno portati fuori dalle loro “capanne”. Certamente la sindrome ha colpito maggiormente le persone di una certa età, ma non risparmiato anche molti giovani.
La giusta raccomandazione che ci siamo sentiti dire per giorni e giorni “restate a casa” – come dire solo così siete protetti dal virus, un nemico difficile da sconfiggere – dopo l’allentamento delle misure restrittive, per alcuni ha rappresentato un avvertimento volto a non mettere in pericolo la propria vita, per altri, invece, una sfida da affrontare in una sorta di combattimento, tanto più fattibile se si fa parte di un gruppo o di un “branco”. In tal senso, è stato detto da alcuni psicologi, il desiderio di non uscire di casa e le intemperanze dei giovani sono due facce della stessa medaglia. Di fronte a un nemico, lo si evita o lo si sfida.
Certo, in una comunità, mentre la “sindrome della capanna” è un fenomeno di silente solitudine che coinvolge il singolo o la coppia, le risse ed altre manifestazioni violente di gruppo, soprattutto se avvengono nelle ore notturne, sono mine che esplodendo sconvolgono la quiete cittadina, come riportato a pagina 26 in riferimento a quanto sta accadendo a Legnano; fatti che la cronaca giornaliera registra anche in diverse altre città del nostro paese e all’estero.
Comunque sia, stanno prendendo sempre più spazio nei mezzi di comunicazione le considerazioni degli psicologi, come sempre avviene quando una catastrofe si abbatte su un gruppo di persone o su una comunità più ampia. Ora la comunità è addirittura mondiale e il disastro colpisce gli aspetti più diversi delle fragilità umane. Da subito si sono palesate, ad esempio, le emergenze economiche che hanno ricadute enormi sulle categorie sociali più deboli e su quelle professionali meno protette. In tali situazioni le “consolazioni” psicologiche possono fare piuttosto poco.
Ecco allora gli interventi di sostegno economico di chi sa manifestare una solidarietà che tocca anche il portafoglio: ne parliamo in diverse pagine del mensile.
In questi momenti, più che mai, vale la pena ricordare le parole del grande Bob Marley “Vivi per te stesso e vivrai invano; vivi per gli altri, e ritornerai a vivere.”
Fabrizio Rovesti
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