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Il giorno e la storia: 23 giugno 1945 – Esami di guerra per le quinte elementari di Legnano

Nella sesta puntata della rubrica, i compiti assegnati agli scolari del 1945 per superare l'esame di quinta elementare - La testimonianza di una maestra dell'epoca, ripresa dalla raccolta privata dell'ex sindaco Alberto Centinaio

Generico 2018

In periodo di esami di maturità, restiamo in  ambito di scuola, ma quella di 75 anni fa, alla fine del secondo conflitto mondiale. Grazie sempre al contributo storico della dr.ssa Renata Pasquetto, associata ANPI Legnano, oggi, 23 giugno 2020, andiamo a scoprire con la rubrica “Il giorno e la storia”  com’erano gli esami alla fine della quinta elementare. Alla fine, proviamo anche noi ad eseguire il compito assegnato agli scolari dell’epoca. Attenzione, non è semplice anche perchè era previsto un lavoro manuale… con “piegatura e orlo sfilato”.

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Il giorno e la storia, da giugno ad agosto 4 di 56

E’ stato un anno scolastico particolare quello del 1944-45, iniziato il 25 settembre già in modo disagevole: alcuni alunni delle scuole elementari Cantù (immagine di copertina) dopo la S. Messa subito tornarono a casa perché non c’erano aule disponibili, altri delle Carducci (foto qui sopra) si dovettero recare nelle cantine adattate a rifugio per il loro primo allarme antiaereo dopo le vacanze estive. Ne seguiranno tantissimi altri.

Dall’archivio personale di Alberto Centinaio, che ringraziamo, abbiamo una testimonianza preziosissima: quella delle maestre delle scuole elementari di Legnano.
“Oh, l’urlo di quelle sirene d’allarmi come rovinano la scuola!” scrive sul suo diario in ottobre una maestra delle scuole Carducci. Le fa eco negli stessi giorni una maestra delle Cantù: “le lezioni vengono frequentemente interrotte ogni giorno e più volte nel corso delle lezioni dagli allarmi. Alle volte sono poche decine di minuti di sosta nel rifugio, a volte la permanenza dura una o più ore, al cessato allarme si ritorna in classe con uno sparuto numero di allieve e bisogna attendere che le altre ritornino da casa per iniziare il lavoro…” E più passeranno i giorni e i mesi, più frequenti si faranno gli allarmi, tanto che spesso gli scolari non si presenteranno nemmeno a scuola: nei mesi invernali “per l’allarme il numero dei presenti era ridotto anche a 1 o 2, il massimo è stato un giorno con 18 presenti” su una classe di 45 bambine, racconta un’altra maestra delle Carducci.

Ma c’erano altri motivi per le assenze degli scolari: mancanza di aule, orari ridotti e soprattutto il freddo.
Le aule non erano sufficienti perché una parte delle Cantù era stata occupata dai profughi e il 10 febbraio ’45 le Carducci sono state in parte requisite dalle autorità militari come caserma per una cinquantina di avieri, costringendo le classi a peregrinare tra Mazzini, Cantù, palestre, uffici, lo spogliatoio dell’asilo De Angeli Frua, il Circolo Alberto da Giussano, il Circolo di via Cattaneo (ambiente di trattoria, secondo una maestra) e case private. Fin da subito gli scolari hanno dovuto adattarsi a turni, chi di mattina, chi di pomeriggio.
Con l’avvicinarsi dell’inverno l’orario scolastico si è ridotto ulteriormente fino a sole tre ore tre volte a settimana, poi ridotte a due ore perché non c’era riscaldamento e “in classe c’è un freddo che gela il sangue nelle vene e il respiro nei polmoni: non si può resistere” scrive nel suo diario una maestra delle scuole Carducci. “Al freddo le bimbe non resistono. Battono i piedi, si stringono le manine. E’ una pena! … Siamo in classe completamene vestite, cappello, soprabito, guanti, ma… – annota sconfortata una maestra delle Cantù – Sono tutte armate di… bottiglie di acqua calda o mattoni riscaldati.”
Non si può più parlare di “scuola” ma di “assistenza invernale”, che “viene ridotta ad un’ora sola in due giorni a settimana. Il freddo è troppo intenso e non si può resistere più di un’ora nelle aule gelate” ci spiega una maestra delle Mazzini.

Il 9 gennaio si torna a scuola dopo le vacanze di Natale, ci sono 16 gradi sotto zero e una spessa coltre di neve. Alle Cantù, classe maschile, “nei calamai l’inchiostro è gelato ed essi devono scrivere con la matita”.
Poi arriva la primavera con l’intensificarsi degli allarmi. Poi il 25 aprile ’45 con l’insurrezione e la scuola viene, ovviamente, interrotta. Si riprende il 25 maggio.
E gli esami di quinta elementare? Si saltano a piè pari? Tutti promossi “per meriti di guerra”?
Beh, tutti (o quasi) promossi, sì, con pochi rimandati a settembre ma… l’esame si fa! Il 23, 25 e 26 giugno con anche orali, interrogazioni e tesi.

Una maestra delle Carducci ci ha lasciato la traccia dell’esame. Che dite? Ci proviamo anche noi?
“Esame di comporre. Tema “Addio scuola elementare”.
Problema. “In una piazza quadrata di lato m 18,6 c’è un monumento che occupa i 2/9 della superficie. Quante lastre occorreranno a selciare la piazza se ciascuna misura la superficie di dm2 14?”
Calligrafia. Stampatello e corsivo: “Lavoro e gioia”.
Disegno. Libero.
Lavoro. Piegatura e orlo sfilato” (suppongo solo per le classi femminili)
Non so voi ma io… forse per il resto me la caverei ma con “piegatura e orlo sfilato”… accidenti… mi sa che sarò rimandata a settembre… per “demeriti di non-guerra”…

Renata Pasquetto

FONTI: dall’archivio personale di Alberto Centinaio

Il prossimo racconto: 27 giugno 1944 – Battaglia al ponte di San Bernardino

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Marco Tajè
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Pubblicato il 22 Giugno 2020
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