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La legnanese Fabienne Agliardi in libreria con le sue “Venti prime volte che contano”

“Buona la prima. Venti prime volte che contano”, romanzo d'esordio della scrittrice legnanese, uscirà nelle librerie il prossimo 14 maggio

Fabienne Agliardi

Uscirà nelle librerie il 14 maggio “Buona la prima. Venti prime volte che contano” della legnanese Fabienne Agliardi, presentato da Sara Rattaro.

Il primo amore, il primo giorno di scuola, la prima neve, il primo appuntamento, il primo brutto voto, “quella” prima volta…

Quali sono le venti prime volte che contano?

Un divertente excursus dal 1976 al 2017 delle prime venti volte di Maia, la protagonista, in un’ironica narrazione che attraversa quarant’anni di vita scandita da momenti indelebili che appartengono a tutti noi. Una domanda inaspettata… «Qual è il primo libro che hai letto?».

Parte da questo interrogativo “Buona la prima. Venti prime volte che contano”, romanzo d’esordio di Fabienne Agliardi – collana Varianti, con la presentazione della nota scrittrice Sara Rattaro, co-direttrice di collana – e in uscita in libreria il 14 maggio, una narrazione che attraversa quattro decenni di vita di Maia, la protagonista di questo viaggio a ritroso nel tempo: «l’effetto magico di questo libro ti fa venire voglia di ricordare con un po’ meno paura di quella che avresti immaginato. Quelle che ci racconta Maia sono all’apparenza piccole storie, vicende che avremmo potuto archiviare nel nostro passato classificandole come “senza troppa importanza”, che hanno però la capacità di far vibrare le corde più universali» (dalla presentazione di Sara Rattaro).

Maia è una giornalista sulla soglia dei quarant’anni, che lavora ai necrologi del Corriere della Sera. Il suo sogno di scrivere un libro prende il via una sera, su input di un membro dello “Spritz dei Verri”, circolo culturale milanese “domestico” nato e composto da cinque amici che, ogni giovedì, si trovano a discutere e ragionare sul mondo, una versione aggiornata alla contemporaneità del mitico “Il Caffè” dei fratelli Verri, la celebre rivista agitatrice d’idee dell’illuminismo lombardo.

Per la protagonista comincia così un viaggio a ritroso nel tempo, un rewind della sua vita attraverso le sue “prime volte”: la prima fiaba inventata dalla madre, il primo amore, il primo giorno di scuola, la prima neve, il primo appuntamento, il primo brutto voto, “quella” prima volta, il primo viaggio da sola, il primo lavoro, la prima notte di nozze, fino ad arrivare al dicembre 2017, quando Maia è alle prese con un’altra prima volta importante: il primo figlio.

Sono venti, le prime volte che contano di Maia: episodi indelebili e indimenticabili, tappe fondamentali e lezioni di vita che vengono ripercorse cronologicamente lungo quarant’anni, scanditi in tre fasi “fotografiche”: il Bianco e Nero per l’infanzia, la Polaroid per il periodo dell’adolescenza e il Digitale per la maturità. E in effetti sono proprio foto da riordinare in un album quelle che Maia si trova in mano, le stesse raccolte in mazzetti stretti da elastici con cui giocava sempre da piccola con sua madre.

Con una scrittura brillante e divertente, Agliardi descrive con attenzione i personaggi che popolano la narrazione, talvolta diventando intenzionalmente caricaturali come il padre soprannominato “Vescovo” o il severo ma indimenticabile maestro elementare, sempre pronto a criticare, solo per citarne alcuni. Lo stile è scanzonato, ma insieme raffinato e mai banale, soprattutto nei momenti dove il sorriso cede il passo a ricordi più duri: qui il registro cambia, mantenendo sempre una misura di ironia sullo sfondo dei gesti e delle scene, ma le parole scavano più in profondità e si avverte un diverso coinvolgimento.

Finzione o realtà?
Impossibile saperlo. E forse non conta. Quel che conta è che non manchino mai tante altre prime volte. Perché, in fondo, “la vita è ricominciare”, passare da un inizio a un altro.
E se anche le “seconde volte” non fossero comunque un nuovo inizio?”. L’ultima foto che ci mostra Maia è l’ecografia in bianco e nero di Eva, la prima figlia, nome non affatto casuale. Il congedo perfetto.
“Buona la prima” è un giocoso, cinico, ironico e brillante inno alla vita.

 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 12 Maggio 2020
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