Tra gli ospedali di Legnano e Magenta curati 1081 pazienti Covid
Il professore Mazzone traccia un bilancio dei due mesi che hanno rivoluzionato il lavoro in ospedale
Sono venti, attualmente, i pazienti Covid-19 monitorati contemporaneamente nel reparto di Medicina semi-intensiva respiratoria dell’ospedale di Legnano. Da settimana prossima nell’Asst Ovest Milanese saranno dimezzati i reparti Covid: da sei ne resteranno attivi tre. Un vero lavoro di squadra quello descritto dei medici e dagli infermieri che da marzo ad oggi hanno affrontato l’emergenza con tenacia: «È stato un lavoro di squadra, in sinergia con tutte le specialità. La parola “io” non esiste: qui c’è solo il noi».
Ad entrare nel dettaglio è stato il professor Antonino Mazzone, direttore del dipartimento Area Medica, che ha fatto il bilancio della situazione. Nelle Medicine di Legnano e Magenta sono stati attivati 340 posti letto, esclusi quelli della Terapia Intensiva e dall’inizio della pandemia a oggi, sono stati accolti 1081 pazienti Covid «si tratta dell’1% in scala nazionale – commenta Mazzone -. Il sistema ha retto, non solo a Legnano, ma in tutta la regione, perché i medici internisti si sono fatti carico dell’80% di tutti i malati».
I primi casi sono arrivati dalle zone critiche come Lodi, Crema, Cremona e Bergamo e «nel momento più acuto nelle due Terapie sub intensive della Medicina interna sono stati gestiti 60 cpap – afferma il medico – . Siamo riusciti ad effettuare anche una serie di interventi di qualità tecnica». Se a Legnano il numero delle persone contagiate ha superato quota 500, secondo il medico, non si può comunque parlare della «presenza di un focolaio».
In campo è sceso non solo il personale del reparto di Medicina, Infettivologia e Terapia Intensiva, ma anche quello di altri dipartimenti, come la Neurochirurgia, che hanno sospeso le loro attività per dare una mano nel fronteggiare il virus Sars- Cov2. E così il reparto della Medicina semi-intensiva Respiratoria ha visto lavorare gomito a gomito pneumologi, come il dottor Bonardi, con rianimatori, fisioterapisti e anche dietisti visto che i pazienti più gravi arrivavano in Ospedale febbricitanti e disidratati.
«Qui, nella Medicina Semintensiva Respiratoria, lottiamo contro il virus per evitare l’aggravarsi della malattia che vorrebbe dire far trasferire i pazienti nella Terapia Intensiva – precisa sempre il prof. Mazzone -. Anche attraverso la raccolta fondi della Fondazione dei 4 Ospedali siamo riusciti ad ottenere strumentazioni importanti, validi sempre per il futuro. Per monitorare h24 i pazienti, è stato installato un sistema di sorveglianza centralizzata del paziente nella Medicina e nell’Infettivologia, dove abboamo ancora 20 pazienti».
In questo periodo, ha ricordato il medico, sono stati curati 50 pazienti con farmaco contro i reumatismi, «e il 73% è a casa con respiro spontaneo, ossia dal cpap non è passato in Terapia Intensiva». Ed è stato, inoltre, registrato un caso raro di “vascolite simmetrica da Covid” pubblicato su una rivista scientifica americana di assoluto spessore internazionale.
«Questa è una malattia nuova e sistemica con tre momenti critici: l’infiammazione polmonare, la vascolite e poi la trombosi. È una malattia sistemica che colpisce diversi organi. Il 25% muore per embolia polmonare». La speranza è quella di non registrare una seconda ondata visto che «la virulenza del virus è fortemente diminuita e lo dimostrano gli ultimi casi arrivati in Ospedale, che non mostrano più le criticità del mese di marzo».
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