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13 dicembre, Festa di Santa Lucia: la protettrice della vista, dei ciechi e degli oculisti

La ricorrenza celebrata con un testo a cura del dott. Giuseppe Trabucchi, primario dell'Unità Operativa Oculistica dell'ospedale di Legnano

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Oggi, 13 dicembre, è il giorno dedicato a Santa Lucia, che forse non tutti sanno essere la protettrice della vista, dei ciechi e degli oculisti. La forza taumaturgica di Santa Lucia ha le sue radici fin dal XIV-XV ed ancora oggi è ricordata in molte città italiane nonché in diversi paesi del nord Europa. Di seguito la ricorrenza celebrata a cura del dott. Giuseppe Trabucchi, primario dell’Unità Operativa Oculistica dell’ospedale di Legnano. (Foto in copertina, “Santa Lucia” di Francesco del Cossa (1435-1477); scomparto superiore destro del Polittico Griffoni, National Gallery of Art di Washington)


La devozione per Santa Lucia è, in generale, molto sentita tant’è che la giornata a Lei dedicata ha dato luogo a diverse tradizioni popolari: a Bergamo e Brescia è il giorno in cui i bambini ricevono i regali, a Bologna presso il portico della Chiesa dei Servi si svolge la Fiera dedicata alla Santa, a Siracusa, la sua terra di origine, per un’intera settimana si susseguono processioni religiose, momenti di solidarietà e gesti commemorativi; tra questi il più noto è forse la preparazione di tozze di pane a forma di occhio, che poi vengono condivise in banchetto per scongiurare le malattie oculari.

Brevi cenni sulla vita di Santa Lucia:

Santa Lucia, (Jacopo Palma il Giovane, Chiesa dei SS. Geremia e Lucia, Venezia) è vissuta alla fine del III secolo ed è morta martire all’inizio del IV secolo.

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Lucia nacque in Sicilia, a Siracusa, in una nobile famiglia cristiana. Rimasta orfana sin da piccola, grazie alla dedizione della madre ricevette un’attenta istruzione apprendendo in modo approfondito le verità del cristianesimo fino al punto di conoscere a memoria l’intero nuovo testamento e di consacrarsi a Dio con voto di perpetua verginità.

La “straordinarietà divina” di Lucia risulta ben visibile in un “episodio” della sua vita.

Nel 301 Lucia accompagnò in pellegrinaggio la madre molto malata presso la tomba di Sant’Agata per chiederne la guarigione; si narra che durante la preghiera Sant’Agata apparve e disse a Lucia: “Sorella mia Lucia, vergine devota a Dio, perché chiedi a me ciò che puoi tu stessa ottenere per tua madre? Ecco che ella è già guarita per la tua fede. Con la tua verginità tu hai costruito un santuario gradito a Dio, ed io ti dico che come grazie a me è sublimata la città di Catania, così per te avrà decoro dal Signore Gesù Cristo la città di Siracusa”.

Così la madre di Lucia venne guarita. A fronte del miracolo compiuto, Lucia – spinta dal suo amore per Gesù e dall’esempio delle prime vergini martiri – chiese alla madre di liberarla dalla promessa di matrimonio che, contro il suo parere, era stata concessa ad un uomo invaghitosi della sua straordinaria bellezza e di donare la sua dote ai poveri. Così Lucia proclamò la sua povertà in favore di Cristo.

Il promesso sposo, rifiutato, la denunciò al governatore di Siracusa Pascasio, rendendo nota la sua fede cristiana ed esponendo Lucia alla crudele e grande persecuzione condotta dall’imperatore Diocleziano nei confronti dei cristiani. Processata, provò a difendersi citando la Parola di Dio ma fu condannata a trasferirsi in un postribolo (“bordello”); per azione divina nessuno riuscì a smuoverla dal suo intento e nemmeno a spostarla, neppure quando fu tirata a forza da otto buoi, come rappresentato nella splendida predella di Jesi (immagine sotto) di Lorenzo Lotto con Santa Lucia davanti al governatore Pascasio.

“Santa Lucia davanti al governatore Pascasio”, predella della Pala di Santa Lucia di Lorenzo Lotto (1480 -1556), olio su tavola, cm. 69×32, 1525 – 1532.  Pinacoteca Civica di Jesi.

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A fronte di ciò, fu condannata al rogo, ma le fiamme non furono efficaci. La morte di Lucia fu sancita con un colpo di spada alla gola il 13 dicembre dell’anno 304. Nel 1040 le sue spoglie furono prelevate a Siracusa dal generale bizantino Giorgio Maniace per essere portate a Costantinopoli e successivamente, nel 1204, trasferite a Venezia. Arrivate in laguna, le spoglie della Santa furono portate nell’isola di San Giorgio Maggiore, poi trasferire nella Chiesa di Cannaregio e in seguito, a causa della costruzione nel 1862 della stazione ferroviaria dedicata poi a Santa Lucia e la demolizione di detta chiesa, il corpo fu definitivamente trasferito nella vicina chiesa di San Geremia e Lucia, in cui attualmente la Santa riposa.

Ancora qualche “curiosità”:

Prima dell’introduzione del calendario gregoriano (1582), la festa cadeva in prossimità del solstizio d’inverno, da qui il detto “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”, ma tale coincidenza venne meno con l’adozione del nuovo calendario (21 o 22 dicembre). La celebrazione della festa in prossimità del solstizio d’inverno è probabilmente dovuta anche alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebrano la luce e che nell’emisfero nord si festeggiano nello stesso periodo. La Santa è, infatti, amata anche in molti paesi Scandinavi.

Il patronato di Santa Lucia sulla vista si deve alla frase “…ai non credenti toglierò l’accecamento della loro superbia”. In realtà, le parole della Santa si riferiscono a una “vista spirituale”, ma alcuni agiografi (biografi dei Santi) la ricollegarono alla “vista fisica”, cioè a uno dei cinque sensi dell’uomo.

A partire dal Medioevo si va sempre più consolidando la taumaturgia di Lucia in relazione alla vista e dai sec. XIV-XV l’iconografia della Santa viene “innovata”; in quel periodo, infatti, Lucia viene raffigurata con in mano un piattino (o una coppa), dove sono riposti i suoi stessi occhi. L’introduzione di tale ultimo elemento è probabilmente da ricercare nella connessione etimologica e/o paretimologica di Lucia a lux, molto diffusa soprattutto in testi agiografici bizantini e del Medioevo Occidentale. La figura e il culto di Lucia, diventa, nel corso dei secoli e nei vari luoghi una promessa di luce, sia materiale che spirituale. Così l’iconografia si fa interprete e divulgatrice di questa leggenda, raffigurando la santa con simboli specifici e al tempo stesso connotativi: gli occhi (foto in copertina), che Lucia tiene in mano (o su un piatto o su un vassoio), si accompagnano spesso alla palma e alla lampada (che è anche uno dei simboli evangelici più diffuso) e, seppure meno frequentemente, ad altri elementi del suo martirio, come, ad esempio, il libro, il calice, la spada, il pugnale e le fiamme (figura in copertina). Prima dell’età moderna sono mancati riferimenti ai dati fisiognomici di Lucia; gli artisti, quindi, ricorrevano alla letteratura agiografica il cui esempio per eccellenza è proprio la Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, che rappresenta il testo di riferimento e la fonte di gran parte dell’iconografia religiosa. In tale opera il dossier agiografico di Lucia è preceduto da un preambolo sulle varie valenze etimologiche e semantiche relative all’accostamento Lucia/luce, dove viene posto l’accento sulla derivazione del nome Lucia dalla parola “luce” intesa anche nel suo valore simbolico di via Lucis, cioè cammino di luce.

Bibliografia

• Elena Bergadano, Lucia vergine e martire di Siracusa. Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1989.
• Battilana Rossana, Santa Lucia: 13 Dicembre. Benedettina Editrice, Parma 1996.
• Gozzi Giancarlo, Santa Lucia Storia, Culto, Tradizioni. Editoriale Sometti, Mantova, 2002.

Santa Lucia nel particolare della Madonna del Rosario e Santi. Leonardo Corona. Chiesa Arcipretale dei Santi Felice e Fortunato. Noale, Venezia.

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Pubblicato il 13 Dicembre 2023
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