Calano i prezzi delle materie prime ma a preoccupare è ancora il costo dell’energia
Dopo i rialzi esponenziali, quasi tutte le materie prime dai metalli ai cereali, segnano variazioni percentuali negative a due cifre. In discesa anche i prezzi dei noli marittimi
Dopo gli aumenti esponenziali dei prezzi delle materie prime degli ultimi dodici mesi, ora si assiste a un calo sensibile delle quotazioni. Il segno meno a due cifre è generalizzato: si va da quelle agricole, come grano (-32%) e mais (-31%), ai metalli rari, come oro (-13%) e cobalto (-37%), passando per i materiali tessili, come il cotone (-38%). L’unica eccezione è rappresentata dal Litio, il cui prezzo è calato solo del 4%. La ragione potrebbe essere legata al fatto che questo metallo raro, fortemente impiegato nella produzione di batterie, è uno dei perni della transizione ecologica.
La discesa dei prezzi delle materie prime usate nella siderurgia è generalizzata: il rottame del ferro scende del 40% e con esso anche il carbon coke (-72%)e il minerale di ferro (-38%). Prezzi più ragionevoli, dunque, anche per i semilavorati siderurgici. Dalla ghisa alle billette, dalle lamiere inox alle travi, la variazione percentuale al ribasso del prezzo è a due cifre.
In calo anche i prezzi dei noli marittimi. Il Baltic index, indice dell’andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli che misura il costo medio del trasporto via mare delle principali materie prime, dopo i picchi dell’ottobre 2021, nel giro di dieci mesi è tornato ai livelli minimi perdendo il 75%.
A preoccupare le imprese sono però i costi dell’energia, gas ed energia elettrica in particolare, che continuano ad aumentare. Per le imprese energivore, come quella siderurgica, questo significa non avere marginalità e quindi interesse a produrre.
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