Fiducia, appello alla responsabilità e speranza nei giovani nell’ultimo discorso di fine anno di Mattarella
Un discorso breve, solo 15 minuti, ma denso di tutti i temi dettati dall'attuale situazione del Paese, che si è chiuso con un preciso messaggio ai giovani, perché non si scoraggino e siano protagonisti del futuro
Sette anni impegnativi, densi di emozioni, di ricordi, di sfide ma anche di fiducia, solidarietà e speranza. Così ha descritto i suoi sette anni di mandato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’ultimo discorso di fine anno.
Un discorso breve, solo 15 minuti, ma denso di tutti i temi dettati dall’attuale situazione del Paese, che si è chiuso con un preciso messaggio ai giovani, alla necessità che le nuove generazioni non si scoraggino e siano protagoniste del futuro.
Non poteva dunque mancare un richiamo ai vaccini “uno strumento prezioso”, ma anche anche ai problemi lasciati dalla pandemia “che ha inferto ferite profonde, sofferenze per i giovani gli anziani, le persone fragili”. Ma, ha aggiunto “ci siamo rialzati grazie al comportamento responsabile degli italiani, ci siamo avviati sulla strada della ripartenza, anche grazie all’Europa, e abbiamo trovato dentro di noi le risorse per ricostruire e ripartire”.
“Nel corso di questi anni la nostra Italia ha subito tante altre ferite, dal terrorismo ai disastri per responsabilità umana, i terremoti, le alluvioni, i morti sul lavoro, le donne vittime di violenza. Anche nei momenti più bui non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia a chi era in prima linea, ai sindaci, alle regioni”.
Nessun accenno politico a quanto avverrà tra pochi giorni, quando il Parlamento dovrà eleggere il suo successore, ma molti passaggi in cui Mattarella ha voluto rimarcare la centralità della Costituzione “che affida al capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale” compito che, ha detto il presidente, “mi è stato facilitato dal rapporto tra istituzione e società civile. Un legame che va sempre rinforzato dalla lealtà verso le istituzioni ma che non può esistere senza il sostegno dei cittadini”.
In questo compito il presidente della Repubblica “deve spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico del bene comune e salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceverà dal suo predecessore e che deve trasmettere integri al suo successore”.
Mattarella ha poi parlato della necessità “di guardare la realtà senza filtri di comodo, perché la pandemia ha aggiunto difficoltà che vanno corrette” e di essere dentro i processi di cambiamento cogliendo le “transizioni ecologiche e digitali ineludibili come occasione per migliorare il modello sociale“.
La chiusura del suo discorso il Presidente l’ha dedicata ai giovani “che hanno patito ma che risalgono la china, i giovani portatori di originalità e libertà, che sono diversi da chi li ha preceduti”. A loro ha rivolto un appello accorato: “non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro” e ha voluto prendere in prestito alcuni passaggi della bella lettera scritta dal professore morto nel crollo di Ravanusa ai suoi studenti: “Non siate spettatori ma protagonisti, mordetela la vita, non rinunciate e caricatevi sulle spalle chi non ce la fa”.
Infine un ringraziamento a Papa Francesco “per la forza del suo magistero e l’amore che esprime per l’Italia e l’Europa” e un messaggio di speranza e coraggio alla Nazione: “Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi, perché dalle difficoltà si esce solo se ognuno accetta di fare la propria parte”.
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