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A Cerro Maggiore torna in campo il “Comitato no discarica”: “Stop al progetto, il Polo Baraggia resti chiuso”

Il "Comitato no discarica" ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere «il blocco immediato del progetto» al quale sta lavorando la giunta per il Polo Baraggia

A Cerro Maggiore torna in campo il "Comitato no discarica"

Manifestazioni, assemblee, un presidio permanente ai cancelli dell’allora discarica al Polo Baraggia, cittadini denunciati e poi assolti. A Cerro Maggiore gli anni ’90 sono stati gli anni delle battaglie contro la discarica: battaglie guidate dal “Comitato anti-discarica” che nel 1999 hanno portato all’accordo di programma per la chiusura dell’impianto, senza più possibilità di conferire rifiuti ma solamente terre e rocce di scavo e con l’obbligo di effettuare una serie di interventi di recupero ambientale.

Quasi 30 anni dopo, il Comitato è pronto a tornare in campo contro il progetto messo in cantiere dalla giunta Berra per l’area. Anzi, di fatto è già tornato in campo, questa volta come “Comitato no discarica”, lanciando una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere «il blocco immediato del progetto e l’attuazione di un vero recupero ambientale senza ulteriori conferimenti».

A Cerro Maggiore torna in campo il "Comitato no discarica"

L’ombra del ritorno della discarica al Polo Baraggia

L’ombra del ritorno della discarica al polo Baraggia aveva iniziato ad allungarsi su Cerro e Rescaldina, i due comuni sui quali si estende il Polo Baraggia, ormai quasi sei anni fa, quando a fine 2018 la ex Simec aveva presentato una Valutazione di Impatto Ambientale a Città Metropolitana per un progetto che prevedeva la realizzazione di una discarica controllata di rifiuti speciali dove avrebbero dovuto essere smaltiti in sette anni 2.153.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi inorganici, ovvero, in parole povere, fanghi, scarti di lavorazione industriale e terre provenienti da attività di recupero.

Al progetto si erano da subito opposti i Comuni puntando il dito soprattutto contro due aspetti. In primis l’accordo di programma di venti anni prima per il ripristino di adeguate condizioni ambientali e di riqualificazione territoriale del polo Baraggia: accordo le cui finalità non erano state completamente assolte e in base al quale non era prevista la possibilità di conferire altri rifiuti. Poi il fattore di pressione, criterio localizzativo per le discariche che punta ad evitare concentrazioni eccessive di rifiuti in base al rapporto tra il quantitativo di rifiuti e l’estensione del territorio, nell’ottica di tutelare l’ambiente e la salute pubblica pur garantendo un corretto dimensionamento delle aree adibite a discarica.

Le loro obiezioni erano andate a segno, con la Città metropolitana che aveva ribadito i motivi ostativi al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale e di conseguenza aveva dichiarato improcedibile l’istanza di valutazione di impatto ambientale. Da lì si era aperto il fronte giudiziario: prima con il ricorso al TAR, depositato e a lungo rimasto senza una data per l’udienza che ora è stata fissata per il prossimo agosto, e poi nella aule della giustizia civile, dove Ecoceresc aveva chiesto un risarcimento danni “monstre” da 2,4 milioni di euro. Il Tribunale, però, aveva dato ragione ai due Comuni, che non avrebbero dovuto risarcire alcune danno ad Ecoceresc, la società che negli anni passati ha provato a far riaprire i battenti alla discarica.

Il futuro del Polo Baraggia era tornato prepotentemente di attualità durante la campagna elettorale del 2023, quando l’allora amministrazione uscente di Nuccia Berra aveva alzato il sipario su una prima bozza di convenzione per il recupero ambientale del Polo Baraggia che aveva da subito incontrato lo scetticismo di Rescaldina. Dubbi mai davvero sopiti e anzi ribaditi solo pochi mesi fa quando l’iter per il progetto era di fatto ripartito. E ora sposati anche dal “Comitato no discarica”.

A Cerro Maggiore torna in campo il "Comitato no discarica"

I dubbi del “Comitato no discarica”

«Il progetto presentato dal Comune di Cerro Maggiore conferisce alla società che gestisce l’area l’incarico di procedere al “recupero ambientale” dell’area, ma numerosi aspetti non hanno nulla a che fare con l’ambiente – spiega il comitato -, come il conferimento per i prossimi 10 anni di 2,1 milioni di metri cubi di materiali contenenti concentrazioni di metalli pesanti (arsenico, cadmio, piombo, mercurio, cromo esavalente, nichel), idrocarburi, solventi industriali, diossine, PCB e altre sostanze contaminanti compatibili solo con siti industriali. Il tutto, insieme a rifiuti End of Waste (L’End of Waste è il processo attraverso il quale un rifiuto cessa di essere tale, per mezzo di procedure di recupero, ed acquisisce invece lo status di prodotto, ndr) su un terreno che una sentenza del Consiglio di Stato ha già giudicato pericolosamente vicino alla falda acquifera».

Nel mirino del comitato anche le procedure di monitoraggio. «I controlli previsti dall’amministrazione saranno esclusivamente di tipo quantitativo e su carta – proseguono dal “Comitato no discarica” -: si limiteranno a verificare il peso dei materiali, senza alcuna analisi su cosa venga effettivamente sversato o sul livello di contaminazione. Questo approccio non offre alcuna garanzia per i cittadini e l’ambiente, poiché non verranno effettuati controlli sulle caratteristiche del materiale conferito. In pratica, il sistema si ridurrà a un mero controllo economico, accertando solo che i pagamenti tra chi sversa e l’amministrazione siano corretti e proporzionati. Inoltre, l’assenza di verifiche effettive solleva da ogni responsabilità il gestore e tutta la filiera, rendendo impossibile risalire a chi dovesse aver trasportato e conferito materiali non conformi».

A Cerro Maggiore torna in campo il "Comitato no discarica"

Ultimo punto sul taccuino del comitato, il «recupero morfologico dell’area con ripristino a verde unitamente alla successiva realizzazione di un parco fotovoltaico privato senza alcun beneficio economico per la comunità…tra 10 anni». «Questo approccio ha tutti i presupposti per sfociare in un nuovo danno all’ambiente e alla salute dei cittadini», concludono dal “Comitato no discarica”, chiedendo «a gran voce lo stop del progetto appena descritto e l’attuazione di un vero recupero ambientale, senza nessun conferimento: il Polo Baraggia deve restare chiuso».

Foto di Doriano Dalla Paola

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 17 Marzo 2025
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