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“Sono innocente”. La “mantide di Parabiago” si difende e accusa Massè dell’omicidio di Michele Della Malva

Sentita per cinque ore dal pubblico ministero Ciro Caramore, la "mantide" ha respinto ogni addebito e si è detta convinta che ad avvelenare Michele Della Malva sia stato Maurizio Massé

adilma perira carneiro

Si dichiara innocente Adilma Pereira Carneiro, la 49enne a processo con l’accusa di aver orchestrato l’agguato in cui è stato ucciso il 52enne di Parabiago Fabio Ravasio – spacciato per un incidente stradale provocato da un pirata della strada -, e ora indagata anche per la morte dell’ex marito Michele Della Malva, deceduto in circostanze molto sospette a causa di un’overdose di cocaina a dicembre 2011. Morte rispetto alla quale, come aveva già fatto per l’omicidio di Ravasio, la “mantide di Parabiago” ha respinto ogni addebito, addossando le responsabilità a Maurizio Massé, suo presunto amante ai tempi del decesso di Della Malva.

Pereira Carneiro, che ha negato anche la relazione con Massé – ex cognato della vittima -, nelle cinque ore in cui ha risposto alle domande del sostituto procuratore di Busto Arsizio Ciro Caramore non ha però spiegato come il delitto sarebbe avvenuto, pur dicendosi convinta che sia stato proprio il 59enne ad avvelenare la vittima. Proprio ieri, martedì 18 febbraio è stato convalidato peraltro il fermo di Massé: per lui – che come Adilma Pereira Carneiro ha respinto tutte le accuse – il GIP del Tribunale di Busto Arsizio Anna Giorgetti ha disposto la custodia cautelare in carcere, decisione per cui la sua legale, l’avvocato Cristina Morrone, ha già preannunciato l’intenzione di avanzare richiesta di riesame.

Secondo la Procura dietro il decesso di Michele Della Malva ci sarebbe l’uso di farmaci da parte di Maurizio Massé per stordire e addormentare la vittima, cui sarebbero poi stati fatti ingoiare due sacchetti di plastica contenenti cocaina proprio al fine di simulare una morte per overdose. Ipotesi non considerata per tredici anni: la vittima, infatti, al momento del decesso è stata sottoposta al “classico” esame tossicologico ma non ad ulteriori accertamenti che avrebbero potuto fare luce sull’eventuale somministrazione di altre sostanze con cui potrebbe essere stato in qualche modo “sedato”. Massé secondo quanto ricostruito dall’attività investigativa avrebbe poi lasciato l’abitazione – dove Della Malva, all’epoca in semilibertà, si trovava in permesso per accudire i figli – poco prima del decesso della vittima.

La “mantide”, invece, secondo la Procura avrebbe consapevolmente ritardato i soccorsi, circostanza per cui al vaglio degli inquirenti c’è l’ipotesi di omicidio per omesso impedimento dell’evento. La donna, infatti, in quei giorni assisteva in ospedale alcuni dei figli, all’epoca ricoverati: avvisata dai figli più grandi delle condizioni in cui versava il marito, dopo aver assicurato loro che avrebbe provveduto lei stessa a chiamare i soccorsi, lo farà solo cinque ore dopo, quando ormai per Della Malva non ci sarà più niente da fare.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 19 Febbraio 2025
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