Torna anche nell’Alto Milanese la protesta dei trattori : “Costi troppo alti, chiediamo lo stato di crisi”
La mobilitazione è iniziata oggi, 28 gennaio, con un presidio a Ossona al quale hanno partecipato oltre 30 agricoltori con i loro mezzi parcheggiati sulla Statale, pronti a sfilare alla volta di Regione Lombardia
«La crisi generale dell’agricoltura sta avendo ripercussioni sul sistema socioeconomico di tutta la popolazione». Mette le mani avanti Sandro Passerini dell’azienda agricola Cirenaica di Robecchetto, spiegando fin da subito come il loro problema sia un problema di tutti i cittadini del territorio e dell’Italia intera. È lui, insieme a Marco Poma, a guidare la protesta dei trattori nelle zone del Magentino, Castanese, Alto Milanese e Abbiatense. Una protesta pacifica, iniziata oggi, 28 gennaio, con un presidio a Ossona al quale hanno partecipato oltre 30 agricoltori con i loro mezzi parcheggiati sulla Statale, pronti a sfilare alla volta di Regione Lombardia per fare sentire le proprie richieste. Il corteo in direzione Milano potrebbe già partire domani, 29 gennaio, anche se la data esatta deve essere ancora ufficializzata.
“Basta concorrenza sleale”
Come scritto a lettere cubitali su uno striscione, gli agricoltori lanciano un appello per dichiarare lo stato di crisi socioeconomico del settore primario. Lo chiede tutto il Coordinamento degli Agricoltori e Pescatori Italiani (COAPI): «Chiediamo al Governo e alle Regioni misure straordinarie per salvare le piccole e medie aziende agricole ormai in grave difficoltà – spiega Passerini -. La crisi del settore non rappresenta solo una perdita economica, ma ha ricadute ambientali, sociali e democratiche, con conseguenze dirette sulla sovranità alimentare. Lo Stato di Crisi che noi chiediamo andrebbe a risolvere il problema dell’approvvigionamento alimentare, della sicurezza alimentare e della questione economica che sta dietro alla vendita di un prodotto. Chiediamo democrazia e trasparenza dei prezzi: non possiamo fare concorrenza al riso o alla carne che arriva dall’Africa, o dal Messico dove il costo della manodopera è molto inferiore, dove l’uso dei fitofarmaci è meno regolamentato e i costi energetici sono più bassi. Con questa mobilitazione vogliamo coinvolgere i sindaci del territorio per fare capire che il nostro territorio è fatto anche di agricoltura e di trasformazione agroalimentare e chiedere loro di sottoscrivere una richiesta allo Stato centrale dello stato di crisi».
“Stiamo perdendo le nostre varietà di riso”
Sul territorio sono presenti aziende cerealicole e zootecniche, per lo più produttrici di latte. Giuseppe Trecate viene dalla Lomellina e coltiva a rotazione riso, mais e soia: «Per quanto riguarda il riso – spiega – si sono ridotte le nostre varietà tradizionali: sono venuti a mancare molti principi attivi degli agrofarmaci che ci permettevano di coltivarle. Ormai siamo in una situazione di monopolio di alcune grandi aziende chimiche del Nord Europa, che hanno creato tecnologie per coltivare due/tre varietà di riso “tecnologico” prodotto attraverso il loro know how, e alle quali noi dobbiamo pagare royalties. Grazie agli attuali assetti della Comunità Europea stiamo perdendo tutto il nostro valore culturale e gastronomico».
“Il prezzo dei fertilizzanti è fuori controllo”
Marco Micheletti ha un’azienda agricola cerealicola e di allevamento bovino con 150 ettari di terreno ad Arconate, e spiega: «La situazione è diventata insostenibile. I costi continuano a salire: il prezzo dei fertilizzanti è fuori controllo: l’urea e l’azotato sono passati da 42 a 54 euro a quintale in pochi mesi, e mancano solo due mesi alla semina. Da tre anni lavoro in perdita, ma non possiamo fermarci per via dei mutui. Serve un controllo sui prezzi: è un tema cruciale per permetterci di andare avanti. Il sostegno al reddito attraverso il PAC è una proposta volgare nei nostri confronti: noi non chiediamo sussidi, vogliamo controllo e condizioni per far prosperare la nostra agricoltura»
Luigi Filippo Monolo, azienda agricola di Arconate, ha invece il grande problema dei campi fotovoltaici: «La mia azienda agricola coltiva orzo, frumento e soia, ed è a conduzione familiare – spiega il titolare -. Adesso ci vogliono portare via 22 ettari di un terreno che coltiviamo in affitto, per costruire un campo fotovoltaico. Dove andremo a coltivare?».
“Solo il 7% dei ricavi rimane agli agricoltori”
Secondo i dati riportati dal COAPI, solo il 7% dei ricavi di un prodotto agricolo fresco rimane agli agricoltori; il reddito reale del settore agricolo in Italia è calato del 2,9% nel 2020, mentre nel resto d’Europa è aumentato del 2,8%; l’abbandono delle terre, la cementificazione e la pressione della fauna selvatica stanno aggravando le emergenze ambientali.
LE RICHIESTE
Tra le misure che chiedono gli agricoltori ci sono: interventi sul debito, quali moratorie e ristrutturazioni per alleggerire il peso finanziario sulle aziende; clausole di salvaguardia, come il blocco delle importazioni che danneggiano il mercato interno con pratiche di dumping economico e sociale e il prezzo minimo garantito, con regolamenti che tengano conto dei reali costi di produzione. Necessari anche interventi ambientali, tra cui soluzioni per affrontare la siccità, la pressione della fauna selvatica e i danni da cambiamenti climatici. Infine tra le richieste c’è la riduzione dei costi produttivi, attraverso agevolazioni su carburanti, energia e input agricoli.
Il sostegno della politica
A portare sostegno agli agricoltori in presidio questa mattina, 28 gennaio, a Ossona, c’era l’Europarlamentare della Lega, Isabelli Tovaglieri, Presenti all’incontro anche il deputato leghista Fabrizio Cecchetti, il coordinatore provinciale della Lega e assessore a Santo Stefano Ticino Alessio Zanzottera, il consigliere della Città Metropolitana Christian Colombo, il Sindaco di Boffalora Sabina Doniselli e il consigliere comunale di Corbetta Riccardo Grittini.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.