Al via il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio. Chiesta la perizia psichiatrica per due imputati
Ammessa la costituzione di parte civile del cugino di Fabio Ravasio, destinatario secondo quanto riferito dalla difesa di un gesto percepito come minaccioso da parte di uno degli imputati, Igor Benedito
Al via davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, il 52enne parabiaghese ucciso lo scorso 9 agosto in un agguato orchestrato in modo da far credere che l’uomo fosse stato investito da un pirata della strada poi datosi alla fuga. Otto gli imputati chiamati a rispondere della morte del parabiaghese, a partire dalla compagna Adilma Carneiro Pereira, che secondo quanto ricostruito dagli inquirenti ha ideato il piano diabolico dietro all’investimento mortale.
Durante l’udienza, che ha visto le parti formulare le istanza probatorie in vista del dibattimento, è stata chiesta tanto dalla Procura quanto dalla difesa dell’imputato una perizia psichiatrica per Marcello Trifone, marito della “mantide” Adilma Carneiro Pereira, per verificarne la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti e la capacità di stare in giudizio. La decisione, però, è stata rinviata dalla Corte d’Assise ad un secondo momento: per ora sarà un consulente psichiatrico individuato dalla difesa, autorizzato ad incontrare l’uomo in carcere, a stilare una prima relazione. Chiesta la perizia psichiatrica anche per Igor Benedito, il figlio di Adilma Carneiro Pereira al volante dell’auto che ha ucciso Ravasio.
Dai banchi della difesa è arrivata poi la richiesta di escludere dalla lista dei testimoni che sfileranno in aula i nominativi legati alla morte del secondo marito della “mantide”, Michele Della Malva. La Procura, invece, ha chiesto di poter ascoltare prima gli imputati e poi i testimoni, invertendo l’ordine “canonico”: richiesta alla quale si sono opposte le difese di diversi imputati.
Il cugino Giuseppe Ravasio si è costituito parte civile
Ammessa la costituzione di parte civile del cugino della vittima, Giuseppe Ravasio. L’uomo, il cui rapporto con il 52enne è stato definito «più simile a quello tra due fratelli, che a quello tra due cugini», come ha spiegato lui stesso a margine dell’udienza era stato il primo ad essere avvisato da Adilma Pereira Carneiro della morte del cugino mentre ancora dormiva e si era occupato anche della scelta della fotografia e dell’incisione per la lapide del cugino. In aula il suo legale ha letto un messaggio inviato alla zia, la madre della vittima, in cui Giuseppe Ravasio raccontava di aver sognato la defunta nonna con un bimbo biondo, in cui aveva poi riconosciuto il cugino, capendo che ora Fabio Ravasio «è in buone mani».
Nonostante l’opposizione delle difese, che non ritenevano successivamente provato il rapporto affettivo reale e duraturo tra i due e hanno eccepito la tardività della richiesta, la costituzione di parte civile è stata ritenuta dalla Corte d’Assise presieduta da Giuseppe Fazio (a latere Marco Montanari) «pienamente ammissibile processualmente», così come è stata ritenuta «sufficientemente provata l’esistenza degli stretti rapporti affettivi».
L’uomo, secondo quanto ha riferito in aula il suo legale e – lo ha sottolineato il pubblico ministero – come ha notato la stessa polizia penitenziaria, è stato destinatario di un gesto percepito come minaccioso da parte di uno degli imputati, Igor Benedito: gesto per il quale poco dopo la difesa di Benedito ha portato le scuse del proprio assistito, chiarendo di averlo già redarguito.
No alla trasmissione di immagini fino alla chiusura del dibattimento
Ad accogliere la “mantide” di Parabiago e gli altri imputati in aula c’erano anche le telecamere, autorizzate a riprendere nei limiti già definiti dalla Corte d’Assise. Le immagini, però, non potranno essere trasmesse fino alla chiusura del dibattimento. Sollecitata dalle difese di alcuni degli imputati, la Corte ha infatti stabilito che «la garanzia di genuinità delle deposizioni dei testimoni debba essere preferita rispetto alla immediata trasmissibilità della video-ripresa». «Disporre come verrà fatto il divieto di trasmissione delle immagini video-riprese in quest’aula fino alla chiusura del dibattimento – ha sottolineato il presidente Giuseppe Fazio – non significa in alcun modo conculcare il diritto di cronaca, comunque salvaguardato dalla legittima presenza in aula della stampa, ma significa soltanto impedire che i testimoni che sfileranno in quest’aula nei prossimi mesi vengano condizionato dalla conoscenza di quanto riferito da altre voci processuali dalle quali dovrebbero essere tenuti separati».
L’omicidio di Fabio Ravasio
Fabio Ravasio era stato investito lo scorso 9 agosto mentre rincasava da Magenta in bicicletta dopo aver chiuso il suo negozio. L’omicidio era stato inizialmente attribuito ad un pirata della strada poi datosi alla fuga. L’auto aveva travolto il 52enne dopo aver invaso la corsia di marcia su cui procedeva Ravasio, morto poche ore dopo in ospedale.
Grazie alle immagini acquisite della videosorveglianza presente nel raggio di una decina di chilometri dal punto dove si era verificato l’impatto, alle testimonianze e ad una buona dose di intuito da parte degli inquirenti, però, l’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Ciro Caramore, aveva permesso di ricostruire la dinamica dei fatti; le confessioni arrivata durante gli interrogatori avevano poi fatto il resto, portando la Procura a contestare anche la premeditazione.
Adilma Pereiro Carneiro è l’unica tra gli imputati che continua a professarsi innocente, mentre tutti gli altri hanno ammesso il proprio ruolo nell’omicidio. Secondo l’amante Massimo Ferretti, Mirko Piazza, il compagno della figlia Fabio Lavezzo, il marito di Adilma Marcello Trifone, il meccanico Fabio Oliva e il pusher Mohamed Dhabi sarebbe stata invece proprio Adilma l’ideatrice del piano.
Per tutti i componenti della “banda” accusata di aver orchestrato a vario titolo l’omicidio del 52enne è stato disposto il giudizio immediato. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dietro il delitto c’è un movente economico: il tentativo di entrare in possesso dell’eredità di Ravasio.
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