A distanza di quarant’anni resta un fatto mitologico, ancora rievocato da chi c’era allora, che fosse già adulto o ragazzino o anche solo bambino: parliamo della “grande nevicata dell”85″, un accumulo che non si vedeva da anni e non si sarebbe mai visto in seguito, tanto appunto da meritarsi quella definizione così definitiva – “la grande nevicata” – da essere ricordata ancora oggi.

Iniziò tutto al 13 gennaio 1985: una depressione centrata sul Mar di Corsica provocò nevicate copiose che nel giro di cinque giorni (fino al 17) provocò accumuli record: 20 centimetri a Genova, 30 a Venezia, 40 a Padova e Treviso, 50 a Udine e Vicenza, 60 a Biella, 80 a Bologna, 110 a Como, 122 a Varese, fino a 160 cm in Valganna. Da 130 a 150 cm a Trento. A Milano, dopo quattro giorni e tre notti di nevicata, la neve arrivò a 70 cm: per il carico eccessivo della neve crollarono i tetti di molti edifici pubblici e privati, tra i quali quelli del velodromo Vigorelli. In Lombardia le scuole restarono chiuse per una settimana, tranne a Milano, dove vennero aperte prima.

Quasi un metro di neve cadde sull’Alto Milanese in poco più di due giorni. Una nevicata che mise in ginocchio la città, le sue attività, il trasporto pubblico e privato. A Legnano i fiocchi di quella che ancora oggi è considerata la nevicata del secolo scesero a terra tra martedì 15 e mercoledì 16 gennaio 1985. La città subì pesanti disagi, rimanendo praticamente paralizzata: in strada scesero i militari della caserma di viale Cadorna con alcuni mezzi pesanti, come i carri armati, che vennero utilizzati per rimuovere il ghiaccio e la neve dalle strade.