L'”affaire” piscina di Cerro Maggiore finisce sul tavolo della Corte di Cassazione
Nuovo "round" giudiziario in vista per la piscina di Cerro Maggiore, la cui gestione nei mesi scorsi è stata affidata dal Comune ad Euro.PA
Finirà in Cassazione l'”affaire” piscina di Cerro Maggiore dopo che nei mesi scorsi la Corte d’Appello di Milano aveva messo fine al contratto concessorio tra NAM (Nuoto Alto Milanese) e il Comune di Cerro Maggiore per la gestione della piscina comunale, sulla scia di quanto la giustizia civile aveva stabilito in primo grado “bocciando” tutte le richieste della società e del Gruppo Arcobaleno, la srl alla quale era stato ceduto dopo il primo passaggio a Monte dei Paschi di Siena il diritto di superficie per l’area dove è stata realizzata la piscina.
La vicenda finita tra le aule del palazzo di giustizia meneghino era iniziata ormai diversi anni fa, quando aveva preso il via l’iter per realizzare una “nuova” piscina dotata anche di una vasca esterna, intervento per il quale si era optato per la formula del project financing. Per i lavori, peraltro, Palazzo Dell’Acqua si era anche fatto garante del gestore davanti all’Istituto per il Credito Sportivo sottoscrivendo una fideiussione da oltre 1,5 milioni di euro.
E proprio il pagamento della fideiussione aveva fatto da detonatore alla vicenda tra il 2018 e il 2019, quando l’Istituto per il Credito Sportivo aveva chiesto al Comune di Cerro Maggiore di far fronte alle inadempienze di NAM pagando la cifra per la quale aveva prestato la garanzia: cifra che alla fine Palazzo Dell’Acqua aveva dovuto saldare nonostante i tentativi di trovare altre soluzioni con le parti in causa.
Dopo il pagamento, però, da via San Carlo avevano dichiarato risolta la concessione e lì la vicenda si era spostata nelle aule del Tribunale di Milano. NAM, infatti, non solo non aveva lasciato l’impianto di via Boccaccio come avrebbero voluto da Palazzo Dell’Acqua, ma aveva citato in giudizio il Comune per far valere la nullità o comunque l’annullabilità della fideiussione. Tesi che tre anni dopo era stata “bocciata” dai giudici di primo grado, con la Corte d’Appello di Milano che nel prosieguo dell’iter giudiziario aveva poi messo nero su bianco la conclusione del contratto concessorio.
Ora contro quella sentenza è arrivato il ricorso in Cassazione, dopo che già nelle fasi immediatamente successive alla definizione del giudizio di secondo grado NAM aveva formulato una proposta finalizzata a proseguire nella gestione dell’impianto a fronte del versamento da parte di NAM in favore del Comune del 1.700.000 euro a rate, in aggiunta ai canoni di concessione, e della rinuncia di NAM a qualunque indennizzo e all’impugnazione della sentenza. Già allora, peraltro, NAM aveva sollevato anche il nodo dell’indennizzo economico riconosciuto dalla sentenza in caso di rilascio del centro natatorio, a fronte del quale per la società Palazzo Dell’Acqua non avrebbe potuto richiedere a NAM l’intero importo che versato all’Istituto del Credito Sportivo in qualità di fideiussore.
Intanto la piscina di Cerro Maggiore è ripartita con una nuova gestione “firmata” Euro.PA, cui l’impianto natatorio è stato affidato nei mesi scorsi per i prossimi sei anni.
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