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Spaccio nei boschi di Busto Garolfo, le opposizioni: “Servono interventi più incisivi”

Il consiglio comunale di Busto Garolfo è tornato ad occuparsi del problema dello spaccio con un'interrogazione del centrodestra e una mozione di Insieme per Busto

Operazione spaccio Busto Garolfo

Riflettori accesi a Busto Garolfo sullo spaccio nelle aree agricole e nei boschi intorno alle cosiddette Cave di Casorezzo, messo a nudo poco meno di un anno fa anche da un servizio di Striscia la Notizia con Vittorio Brumotti, che aveva denunciato l’ennesimo «market della droga a cielo aperto nell’hinterland milanese», e monitorato da vicino ormai da tempo dalle Forze dell’Ordine, che dopo il blitz antidroga nell’area boschiva a cavallo tra Busto Garolfo, Casorezzo e Inveruno di metà febbraio hanno intensificato la rete dei controlli.

Di spaccio è tornato ad occuparsi nei giorni scorsi anche il consiglio comunale di Busto Garolfo, tra i cui banchi durante l’ultima seduta consiliare sono approdate un’interrogazione del centrodestra finalizzata a chiedere conto all’amministrazione comunale degli interventi messi in campo contro lo spaccio e i furti in zona industriale e delle azioni finalizzate ad aumentare il controllo del territorio, soprattutto nel centro storico, e una mozione della civica Insieme per Busto che chiedeva una serie di interventi, dall’installazione di «un sistema di telecamere, anche eventualmente nascoste e non visibili, nei punti d’accesso alla cosiddetta piazza di spaccio tra Busto Garolfo, Casorezzo e Furato» al posizionamento di occhi elettronici all’ingresso di via Valseriana e via Valcamonica, passando per il posizionamento di una sbarra di accesso al termine di via Valseriana e per il pattugliamento quotidiano della Polizia Locale nelle due arterie stradali.

«L’attività di contrasto allo spaccio svolta dagli operatori di Polizia Locale è giornaliera e concordata con i colleghi delle Polizie Locali dei Comuni di Inveruno e Casorezzo, parimenti interessati al fenomeno – ha spiegato rispondendo all’interrogazione l’assessore alla partita Susanna Biondi, ribadendo che «non si può proprio parlare di stato di abbandono da parte delle forze dell’ordine e dell’amministrazione comunale» -. Gli interventi sono focalizzati in modo particolare sul controllo dei soggetti consumatori, in accordo con i Carabinieri territoriali che si occupano invece del contrasto diretto agli spacciatori. L’attività di istituto della Polizia Locale si incentra soprattutto sull’interdizione dell’accesso veicolare dei consumatori alle aree di spaccio, e sono stati adottati interventi di esclusione dei medesimi nelle vie delle Cave, via Valcamonica e via Valseriana, con corposi risultati in termini di riscontri sanzionatori. Recentemente si è infatti osservata la diminuzione dei flussi veicolari, almeno in orario diurno quando la Polizia locale è in servizio.

Per dare un’idea numerica del fenomeno e dei controlli, si parla da gennaio a settembre di quest’anno di diverse segnalazioni di notizie di reato all’autorità giudiziaria – che in molti casi integrano anche gli estremi della resistenza a pubblico ufficiale dei coinvolti -, di quasi 15 grammi di droga sequestrati e oltre 70 violazioni al codice della strada contestate, dalla guida con patente mai conseguita alla guida con patente già sospesa proprio per aver guidato sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, passando per sequestri, fermi amministrativi e confische di veicoli. Di denunce per furti in zona industriale, invece, non ne sono state sporte né ai Carabinieri, né alla Polizia Locale.

«I dati sicuramente meritano un plauso per Polizia Locale e Carabinieri – ha replicato Marco Binaghi, capogruppo del centrodestra -, ma dimostrano ancora di più e una volta quanta delinquenza ci sia nel nostro territorio. Non credo che arrestare, sequestrare, confiscare del materiale stupefacente sia la strada più corretta per sventolare che siamo bravi nel contrastare lo spaccio: non è questo il modo in cui si sradica un fenomeno di criminalità. Continuare a nascondere questo problema non è possibile: abbiamo dei cittadini che vogliono avere risposte concrete per evitare che fuori dalle loro abitazioni ogni giorno e ogni notte ci siano degli spacciatori. Un passo in più e un cambio di rotta bisogna farlo, anche con interventi più incisivi ed invasivi: bisogna prevenire questo tipo di reati, arrivare dopo serve a poco. Se i cittadini ad oggi non fanno le denunce, non è che non credono nelle forze dell’ordine, ma non credono che questa sia la soluzione e poi i dati statistici non confermano la realtà quotidiana. Oltre ai dati, mi sarei aspettato delle proposte concrete, anche a fronte dell’ordinanza sindacale di fine luglio (il provvedimento ha disposto la chiusura al traffico di via delle Cave, ndr) che dimostra platealmente che il problema esiste».

La soluzione, però, per l’amministrazione guidata da Giovanni Rigiroli non arriverà dalle telecamere: se infatti «installare telecamere nascoste non è possibile», come ha sottolineato durante la discussione dell’interrogazione l’ex sindaca Biondi, anche «telecamere segnalate e visibili non avrebbero rilevanza processuale e non consentirebbero di procedere senza contestazione immediata», oltre a presentare «significativi limiti anche per effettuare indagini». «Molto più efficaci e funzionali», invece, per la maggioranza, i portali per la lettura delle targhe, strumento che a breve sarà installato anche in via Furato e in via Casorezzo. Le sbarre proposte da Insieme per Busto, invece, sono già presenti sia in via Valcamonica che in via Valseriana e sono gestite dal Parco del Roccolo, che a breve dovrebbe procedere alla sostituzione del sistema di chiusura proprio perché quelle attualmente esistenti molto spesso rimangono aperte dato che il sistema attuale viene facilmente danneggiato.

Quadro, quello tracciato dai banchi della giunta, che non è bastato ad Insieme per Busto. «Dobbiamo fare un tentativo, lo dobbiamo ai cittadini – ha replicato il consigliere Francesco Binaghi, che ha apertamente accusato la maggioranza di aver “bocciato” la mozione per ragioni politiche -. Ci sono persone che sono andate volutamente a vivere in una zona tranquilla e che adesso si trovano a non poter uscire di casa: se hanno figli piccoli devono controllare che non escano, se hanno figli più grandi hanno il doppio della paura a fargli fare la vita che normalmente si fa in un paese di provincia. Due telecamere visibili all’ingresso di queste vie sicuramente sono una spesa alla portata del Comune, ci sono tutte le coperture perché sono vie residenziali benché periferiche. La situazione è pericolosa, i cittadini sono spaventati. Dobbiamo dare una speranza per un futuro migliore a queste persone e un segno di vicinanza da parte delle istituzioni».

Foto di archivio

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 06 Ottobre 2024
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