Omicidio di Fabio Ravasio a Parabiago. Adilma Pereira Carneiro non parla davanti al Gip
La 49enne, insieme al figlio, è stata interrogata dal giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio. L'avvocato: "Lei ritiene di essere estranea ai fatti" ma i misteri da chiarire sono tanti
Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Adilma Pereira Carneiro, la donna brasiliana di 49 anni arrestata insieme ad altri cinque persone venerdì scorso con l’accusa di aver ordito e messo in atto l’omicidio del compagno 52enne Fabio Ravasio, morto investito da un’auto in via Vela a Parabiago lo scorso 9 agosto.
Questa mattina, lunedì, tutti e sei sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio Anna Giorgetti per l’interrogatorio di garanzia, alla presenza dei loro avvocati.
Da quanto emerso sia la donna che il figlio Igor Benedito, classe 1998, si sono avvalsi di non rispondere. A confermarlo è l’avvocato Edoardo Lorenzo Rossi che ha aggiunto anche il fatto che la sua assistita, considerata la mente di tutto, «si ritiene estranea ai fatti e ritiene ci siano diverse cose da chiarire».
Stessa strategia per Massimo Ferretti, ultimo amante della 49enne anche lui coinvolto nel folle piano omicida, mentre avrebbero confermato la loro versione sia Fabio Lavezzo che Mirko Piazza che nella vicenda avrebbero avuto il ruolo di “pali” segnalatori del passaggio della vittima in via Vela dove Igor Benedito (alla guida) e Marcello Trifone (passeggero) avrebbero lanciato l’Opel Corsa nera direttamente contro il povero Ravasio, travolto mentre tornava a casa in bicicletta.
Ora il giudice dovrà decidere se confermare la misura cautelare del carcere per i sei mentre restano tutti senza risposta i dubbi attorno alla carismatica figura di Adilma, già soprannominata la mantide di Parabiago. È un mistero per gli inquirenti come sia riuscita, pur senza avere un lavoro, ad accumulare numerosi beni e anche di un certo valore. Risultano intestate a lei la casa di Parabiago in cui viveva la figlia maggiore Ariane insieme al fidanzato Fabio Lavezzo, la casa in cui viveva con Fabio Ravasio (cointestata), la cascina a Parabiago da ristrutturare, una casa a Mentone e una a Vieste (ereditata da un precedente marito morto d’infarto a 48 anni). Una delle case, da quanto è emerso, era stata acquistata con un prestito da 500 mila euro fatto dai gentiroi di Ravasio e che la donna non avrebbe mai iniziato a restituire.
Adilma, inoltre, risultata essere ancora la moglie di Marcello Trifone, ex rampollo di una nota famiglia di imprenditori di Magenta, caduto in disgrazia. I due non avrebbero mai divorziato anche se Adilma ormai conviveva da anni con Ravasio che aveva anche riconosciuto i figli più piccoli della donna. Trifone, che probabilmente non si era mai rassegnato alla fine della relazione, si è fatto coinvolgere nel piano e la sua presenza sull’auto emerge anche da un’intercettazione di una telefonata agli atti degli inquirenti nella quale Adilma chiedeva se avesse usato i guanti per salire in auto. Trifone risponde: «Li ha usati Igor che guidava. Io non li ho usati ma tanto in quella macchina ci sono salito tante volte in passato» – un passaggio cruciale che mette insieme almeno quattro dei sei componenti del clan “Pereira”.
Chi è Adilma Pereira Carneiro, la donna brasiliana che ha fatto uccidere il compagno per l’eredità
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